Un vasto sistema corruttivo, mirato a manipolare l’assegnazione degli appalti pubblici tra Campania e Sicilia, è al centro dell’inchiesta della Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli, che ha portato all’iscrizione nel registro degli indagati di 34 persone. L’indagine coinvolge una fitta rete composta da politici, amministratori locali, funzionari pubblici, intermediari e imprenditori.
Secondo quanto emerso, il fulcro del presunto sistema sarebbe Nicola Ferraro, 64 anni, originario di Casal di Principe, già condannato in via definitiva per essere stato referente del clan dei Casalesi nel settore degli appalti. Ferraro, ritenuto ancora oggi influente negli ambienti imprenditoriali legati alla criminalità organizzata, avrebbe agito da regista occulto in numerose operazioni finalizzate a favorire determinate imprese in cambio di voti, denaro o altri favori.
Tra gli episodi più gravi, figura quello avvenuto ad Arienzo, nel Casertano, dove nel novembre 2023 il sindaco Giuseppe Guida, secondo l’accusa, avrebbe stretto un accordo con Ferraro per revocare un appalto alla ditta vincitrice della gara per la raccolta dei rifiuti solidi urbani, consentendo così il subentro della seconda classificata in cambio di un appoggio elettorale quantificato in circa quattromila voti per l’elezione a consigliere provinciale.
Un meccanismo simile sarebbe messo in atto nel giugno dello stesso anno anche nel comune di Frattamaggiore, in provincia di Napoli. Qui, secondo i pm, la gara per la gestione dei rifiuti sarebbe stata alterata grazie a un pagamento di 20mila euro a un ex consigliere comunale e a un dirigente tecnico dell’amministrazione.
Il sistema corruttivo, però, non si sarebbe limitato agli enti locali. Le indagini hanno infatti toccato anche l’ambito universitario. A finire sotto la lente degli inquirenti è stato l’appalto per le pulizie all’Università Parthenope di Napoli per il triennio 2023-2026. Anche il rettore dell’ateneo, Antonio Garofalo, figura tra gli indagati: secondo l’accusa, avrebbe favorito una specifica azienda in cambio di 30mila euro, oltre a un soggiorno a Mykonos.
Ulteriori episodi coinvolgono il comune di San Giorgio del Sannio, dove nel novembre 2022 sarebbe promessa una tangente da 90mila euro, suddivisa in tranche da 10mila euro ciascuna per il sindaco e il presidente della commissione gare. Tuttavia, a causa di un errore nella procedura, l’azienda favorita arrivò solo seconda, facendo sfumare l’accordo.
Un altro tentativo di condizionare l’assegnazione di un appalto si sarebbe verificato nel maggio 2023 a Benevento, dove il clan avrebbe cercato di ottenere due trattamenti di disinfestazione presso i locali dell’Asl, offrendo in cambio un Rolex del valore di 8mila euro. Il direttore generale, però, rifiutò il regalo e provvide immediatamente alla sua restituzione, facendo fallire il tentativo di corruzione.
Secondo quanto accertato, lo stesso imprenditore coinvolto nel tentato scambio a Benevento si sarebbe anche prestato a occultare, per conto della mafia casalese, circa 1,9 milioni di euro frutto di attività illecite.
Infine, l’inchiesta ha fatto luce anche su un’ulteriore infiltrazione del sistema negli appalti dell’Asl di Caserta. L’episodio riguarda la gara per la disinfestazione dalla legionella indetta nel settembre 2022, che, stando agli elementi raccolti, avrebbe attirato l’attenzione della criminalità organizzata con l’intento di manipolarne l’esito.





