Il governo italiano ha dato il via libera all’operatività del Bonus Mamme, una misura volta a sostenere le lavoratrici madri che svolgono un lavoro dipendente a tempo indeterminato. L’esonero contributivo, introdotto con l’ultima legge di Bilancio, prevede una riduzione del versamento dei contributi previdenziali fino a un massimale di 3.000 euro lordi, corrispondenti a circa 1.780 euro netti.

La circolare dell’Istituto Nazionale della Previdenza Sociale (INPS) ha reso effettiva l’esonero al 100% della quota di contributi previdenziali per invalidità, vecchiaia e superstiti. Questa agevolazione riguarda le lavoratrici madri con almeno tre figli, di cui almeno uno minorenne, occupate a tempo indeterminato nei settori pubblico e privato, inclusa l’agricoltura. Anche le lavoratrici con due figli, fino al decimo anno di età del figlio più piccolo, possono beneficiare sperimentalmente di questa riduzione contributiva fino al 31 dicembre dell’anno in corso.

La misura è stata implementata per favorire la genitorialità, sostenere l’occupazione femminile e promuovere la natalità. Le lavoratrici coinvolte possono essere impiegate a tempo pieno o part-time, escludendo i casi di lavoro domestico.

L’esonero contributivo sarà valido per il triennio 2024-2026 per le madri con almeno tre figli, e solo nel 2024 per quelle con almeno due figli di cui almeno uno di età inferiore a dieci anni. Questa iniziativa è stimata coinvolgere circa 800.000 lavoratrici, includendo anche le madri con figli adottivi o affidati.

L’Istituto di Previdenza ha dichiarato che non ci sarà decadenza dal diritto al beneficio se muore uno o più figli o se uno di loro esce dal nucleo familiare. Anche in situazioni di non convivenza di uno dei figli o affidamento esclusivo al solo padre, il diritto alla riduzione contributiva rimane invariato.

Le lavoratrici assunte a tempo indeterminato possono comunicare al datore di lavoro la volontà di avvalersi dell’esonero, indicando il numero dei figli e i loro codici fiscali. Dopo la comunicazione al datore di lavoro e i necessari controlli da parte dell’INPS, l’erogazione del bonus avrà inizio, con effetti già dalla busta paga di febbraio, incluso l’eventuale recupero degli arretrati di gennaio.

Questo sgravio contributivo si tradurrà in un aumento in busta paga fino a 1.700 euro, pari a 140 euro al mese. L’Ufficio Parlamentare di Bilancio ha sottolineato che gli sgravi contributivi non si traducono interamente in un incremento del reddito disponibile, ma il beneficio netto crescerà progressivamente fino a raggiungere circa 1.700 euro, avvicinandosi alla retribuzione lorda di 27.500 euro, con un valore pressoché costante per le retribuzioni superiori.