Un ammonimento breve, ma chiaro: «Stai attenta a quello che fai». È una delle frasi finite agli atti nell’inchiesta della DDA di Napoli che ha portato all’esecuzione di 44 misure cautelari nel Nolano. L’avvertimento sarebbe rivolto alla direttrice dell’Ufficio tecnico del Comune di Nola da un ex consigliere comunale — ora ai domiciliari — ritenuto un tramite degli interessi del clan Russo.
Secondo le ricostruzioni investigative, alla dirigente, ingegnere con responsabilità su permessi e controlli edilizi, sarebbe stato chiesto di agevolare pratiche urbanistiche legate agli affari della cosca. Ma la funzionaria non solo avrebbe rifiutato ogni interferenza: è stata l’unica, tra coloro che hanno subito pressioni, ad avere il coraggio di denunciare formalmente quanto accaduto durante le indagini.
Per gli investigatori, il caso offre uno sguardo nitido sull’attuale strategia della criminalità organizzata nell’area. Il generale Biagio Storniolo, comandante provinciale dei Carabinieri di Napoli, ha evidenziato come emerga «una camorra che controlla ogni attività sul territorio, capace di insinuarsi nel mondo degli affari e di influenzare settori chiave come edilizia, commercio e gioco d’azzardo».
Una visione condivisa anche dal tenente colonnello Paolo Leoncini, a capo della Compagnia di Castello di Cisterna: «Quella dei Russo è una camorra evoluta, che privilegia metodi meno appariscenti ma altrettanto pericolosi. Un potere criminale che si muove con competenze tecniche e strumenti sofisticati».
La denuncia della dirigente comunale ha contribuito ad aprire un fronte fondamentale nella lotta contro le infiltrazioni nelle istituzioni. Un gesto isolato, ma che potrebbe rappresentare un punto di svolta nella resistenza civile contro le pressioni dei clan.





