Potrebbero arrivare novità sul fronte pensioni. Il vicepremier e leader della Lega Matteo Salvini ha annunciato la possibilità di “margini di intervento in Parlamento” per modificare la manovra economica. Il sottosegretario al Lavoro Claudio Durigon sarebbe già al lavoro su alcune ipotesi. L’obiettivo del Carroccio è attenuare la stretta prevista in legge di Bilancio sulle uscite anticipate, che dal prossimo anno prevedono l’abolizione di Quota 103 (in versione contributiva) e di Opzione donna.
Manovra 2025, cosa cambia per le pensioni
Con il testo attualmente in discussione in Parlamento, a partire dal 2027 l’età pensionabile aumenterà gradualmente in base all’aspettativa di vita. Le modifiche puntano a rendere il sistema più sostenibile nel medio periodo, ma rischiano di ridurre ulteriormente le possibilità di pensionamento anticipato.
La Lega spinge per ripristinare almeno uno degli strumenti di flessibilità, ma il nodo principale resta quello delle risorse.
Il vincolo dei conti pubblici
Il Ministero dell’Economia, guidato da Giancarlo Giorgetti, insiste per mantenere i saldi invariati. In pratica, non dovranno esserci nuove spese che possano compromettere gli obiettivi di rientro dal deficit e la conformità alle regole europee.
Il governo intende infatti mantenere il rapporto deficit/Pil sotto il 3%, come richiesto da Bruxelles.
La stretta: addio a Quota 103 e Opzione donna
Il disegno di legge di Bilancio rafforza di fatto la legge Fornero, che continuerà a rappresentare il quadro di riferimento per il sistema pensionistico.
Dopo due anni di sperimentazione, Quota 103, che consentiva l’uscita a 62 anni con 41 anni di contributi, verrà archiviata.
Sparisce anche Opzione donna, già ridimensionata nel 2024 e riservata solo a caregiver, disoccupate e lavoratrici invalide.
Le due misure costituivano le uniche vie di pensionamento anticipato per chi non rientrava nelle categorie tutelate.
Ape sociale: l’unico canale di flessibilità rimasto
Resterà in vigore soltanto l’Ape sociale, introdotta nel 2017 come misura ponte per chi svolge lavori gravosi, assiste familiari disabili o ha perso l’occupazione.
Permette l’uscita a 63 anni e cinque mesi, con almeno 30 o 36 anni di contributi, a seconda della categoria di appartenenza.
Tuttavia, non si tratta di una pensione piena ma di un sussidio temporaneo fino al raggiungimento dell’età di vecchiaia.
Nel 2024 ne hanno beneficiato meno di 20mila persone, segno che la misura ha un impatto limitato.
Per la maggior parte dei lavoratori, restano le regole standard:
pensione di vecchiaia a 67 anni;
pensione anticipata ordinaria con 42 anni e 10 mesi di contributi (41 e 10 per le donne).
Le motivazioni economiche
Il governo giustifica la stretta con la necessità di contenere la spesa previdenziale, che in Italia rappresenta oltre il 16% del Pil, una delle quote più alte d’Europa.
Con una popolazione sempre più anziana e un calo dei lavoratori attivi, il Tesoro ritiene che misure temporanee come Quota 103 non siano sostenibili a lungo termine.
Dal 2027, inoltre, l’età pensionabile aumenterà di un mese per effetto dell’adeguamento alla speranza di vita, un trend destinato a proseguire nei prossimi anni.
Le critiche dei sindacati
Le reazioni sindacali sono state immediate.
La Cgil denuncia “un sistema che scarica l’equilibrio dei conti sui lavoratori” e accusa la manovra di rafforzare la legge Fornero anziché superarla.
Secondo Ezio Cigna, responsabile previdenza della confederazione, “si andrà in pensione sempre più tardi e con assegni sempre più bassi”, mentre la cancellazione di Opzione donna rappresenta “un colpo al lavoro femminile”.
Le stime elaborate dalla Cgil indicano che entro il 2050 l’età media effettiva di uscita dal lavoro potrebbe superare i 69 anni, con una riduzione del tasso di sostituzione (rapporto tra ultima retribuzione e prima pensione) sotto il 60% per molti lavoratori oggi quarantenni.





