C’erano una volta bambini che scambiavano carte nel cortile della scuola.
Oggi ci sono uomini armati, risse, rapine e collezioni da decine di migliaia di euro.
Il mondo dei Pokémon non è più un gioco: è diventato una giungla di denaro, status e ossessioni.
Dalle bustine ai colpi di pistola
Il collezionismo di carte Pokémon, nato come passatempo negli anni ’90, è ormai un fenomeno economico globale. E, sempre più spesso, anche un terreno di cronaca nera.
A Frosinone, a fine settembre, un tranquillo scambio tra appassionati si è trasformato in un’aggressione brutale.
Un collezionista romano si era presentato con 25 sacchi di carte, per un valore di 24 mila euro, convinto di concludere una vendita tra intenditori. I due presunti acquirenti, trentenni del Padovano, gli hanno proposto di caricare tutto in macchina per raggiungere una ricevitoria dove effettuare il pagamento online. Ma invece del bonifico, sono arrivati pugni e minacce: l’uomo è stato picchiato e derubato.
La Polizia di Frosinone e i Carabinieri di Padova sono riusciti a recuperare l’intera collezione, ma l’episodio è solo uno dei tanti che raccontano la deriva di un hobby che ormai muove cifre da capogiro.
Ancora più inquietante quanto accaduto a Latina l’8 ottobre 2025: ad Aprilia, un 31enne ha sparato alle gambe di un coetaneo, convinto che gli avesse rubato alcune carte rare. Una lite tra collezionisti degenerata in un agguato in pieno giorno, nella frazione di Fossignano. La vittima è sopravvissuta, l’aggressore si è costituito.
La passione, in certi casi, acceca.
Carte come diamanti
Dietro queste storie c’è un mercato che non conosce crisi.
Le carte Pokémon sono diventate beni di lusso alternativi, oggetti da investimento. La più costosa mai venduta, la Pikachu Illustrator Holo del 1998, è passata di mano per 5,3 milioni di dollari: l’ha acquistata lo youtuber e wrestler americano Logan Paul, che la porta al collo come fosse un gioiello Tiffany.
Secondo le analisi di Kings Research, il giro d’affari globale del brand sfiorava nel 2022 i 9,7 miliardi di dollari, con stime di crescita fino a 20 miliardi entro il 2030.
Dietro la nostalgia infantile si nasconde dunque una vera borsa internazionale della rarità. E dove scorrono milioni, arrivano anche le truffe, i furti, le aggressioni.
Il virus del collezionismo
In Italia, il fenomeno è trasversale.
Un’indagine di Skuola.net e Topps rivela che uno studente su sette compra carte collezionabili, e più di un terzo lo fa come forma di investimento. La spesa media annuale è di 350 euro, ma tra i collezionisti più esperti può superare i mille.
Le carte non sono tutte uguali: le “comuni”, le “rare”, le “ultrarare”, fino alle “gold” e “illustration special”, stampate in poche decine di copie. Alcune raggiungono valori da 500 mila euro.
Non stupisce che le card Pokémon siano diventate merce da collezionisti, speculatori e criminali.
In Giappone, quattro uomini sono stati arrestati per aver rubato 400 carte da un negozio, sfondando la vetrina con un piede di porco. Negli Stati Uniti, in California, una rissa in fila per una nuova uscita si è trasformata in un accoltellamento.
Dal cortile alla cronaca nera
Nati nel 1996 dal genio di Satoshi Tajiri, i Pokémon hanno accompagnato l’infanzia di generazioni. Ma oggi il confine tra nostalgia e follia è diventato sottile.
Nel 2016, con Pokémon GO, milioni di persone invasero le città alla ricerca di mostriciattoli virtuali. Da allora, la caccia è diventata una forma di dipendenza collettiva.
Oggi la stessa logica – la competizione, la rarità, la conquista – domina anche il collezionismo fisico. Solo che non si tratta più di videogiochi, ma di oggetti reali che valgono più dell’oro.
E così il gioco dell’infanzia si è trasformato in una roulette dell’avidità.
Ogni bustina sigillata è una promessa o una trappola.
E ogni collezionista, potenzialmente, un giocatore d’azzardo armato di nostalgia e ambizione.
L’evoluzione finale
I Pokémon nascevano per “catturarli tutti”.
Oggi, invece, sembra che qualcuno sia disposto a perdere tutto pur di averne uno.
Un hobby si è fatto simbolo dei tempi: dove l’infanzia è diventata investimento, e il gioco un terreno di scontro.
Certe passioni, in fondo, non finiscono. Si evolvono.
E a volte, come i Pokémon stessi, diventano mostri.