Il governo Meloni è al lavoro per introdurre nuovi sgravi fiscali, questa volta rivolti al ceto medio, dopo aver già ridotto le aliquote fiscali da quattro a tre nel tentativo di mettere più soldi nelle buste paga degli italiani, un Bonus che partirà nel 2025. L’obiettivo dichiarato è quello di sostenere una fascia di popolazione che, secondo il viceministro dell’Economia Maurizio Leo, “si è impoverita” negli ultimi anni. Tuttavia, realizzare questa riforma fiscale non sarà semplice, soprattutto a causa delle difficoltà legate alla copertura finanziaria.

I Dati Ocse e la Reazione del Governo
Il recente aumento del reddito medio pro capite italiano, il più alto tra i paesi del G7 nel primo trimestre del 2023, è accolto con entusiasmo dalla premier Giorgia Meloni che ha così pensato al Bonus dal 2025. Sui social, la Presidente del Consiglio ha attribuito questa “buona notizia” alle politiche del governo, che hanno concentrato risorse significative sul rinnovo dei contratti, sull’aumento delle pensioni, sul taglio del cuneo contributivo e sulla riduzione dell’Irpef. Meloni ha dichiarato che, sebbene ci sia ancora molto da fare, questi segnali indicano che il Paese è sulla strada giusta.

Le Critiche degli Esperti
Non tutti condividono l’ottimismo della premier. L’economista Riccardo Trezzi ha espresso su X (ex Twitter) il suo scetticismo, sostenendo che l’aumento delle retribuzioni orarie nominali in Italia sia più il risultato di un recupero dell’inflazione persa che di un merito del governo. Anche Carlo Alberto Carnevale Maffè, professore alla SDA Bocconi, ha sottolineato come l’aumento del reddito pro capite sia dovuto in parte alla riduzione della forza lavoro, esortando il governo a concentrarsi sulla crisi demografica.

Il Piano del Governo per il Ceto Medio, ed il Bonus Meloni dal 2025
Il viceministro Leo ha annunciato che il governo sta lavorando per ridurre ulteriormente le tasse ai redditi medio-alti, specificamente a coloro che guadagnano tra i 50.000 e i 60.000 euro l’anno. Le modifiche potrebbero riguardare le percentuali delle tre aliquote introdotte lo scorso anno o i limiti di reddito a cui queste si applicano. In particolare, si sta considerando di estendere l’aliquota del 35% ai redditi fino a 55.000 euro, attualmente applicata ai redditi tra 28.000 e 50.000 euro, o di ridurre di un punto percentuale la seconda aliquota.

Le Sfide delle Coperture Finanziarie
La vera sfida per il governo sarà trovare le risorse necessarie per attuare queste misure senza aumentare il debito pubblico, fondamentale per la partenza del Bonus Meloni nel 2025. Vista la procedura di infrazione per deficit eccessivo in corso, l’Italia non può permettersi di aggravare ulteriormente la sua situazione finanziaria. Una delle soluzioni potrebbe essere l’estensione dell’aliquota del 35%, che comporterebbe una spesa di alcune centinaia di milioni di euro, o una riduzione della seconda aliquota, con un costo stimato di circa un miliardo di euro.

Tuttavia, secondo le simulazioni, i benefici per i lavoratori sarebbero limitati: si parla di un aumento di circa 70 euro l’anno per i redditi di 35.000 euro e di circa 220 euro per quelli tra 50.000 e 60.000 euro. Se l’aliquota scendesse al 34%, i benefici sarebbero ancora minori, specialmente per i redditi inferiori a 35.000 euro.

Possibili Fonti di Finanziamento
Per reperire le risorse necessarie del Bonus Meloni, il governo potrebbe puntare sul concordato preventivo dal 2025, con stime di incassi attesi di 1,8 miliardi di euro, e sulla razionalizzazione delle “tax expenditures”, le agevolazioni fiscali che riducono il prelievo ai contribuenti, da cui si potrebbe ricavare circa 1 miliardo di euro.