Un’intera comunità ha vissuto ore di tensione lungo l’Appia, a Casagiove, quando una donna di 33 anni, di nazionalità ucraina, ha minacciato il suicidio legandosi un cappio alla gola sul parapetto di un edificio al civico 218. L’episodio ha richiesto un grande sforzo da parte delle forze di primo soccorso, compresi gli agenti della polizia di Stato della questura di Caserta, per garantire la sicurezza della donna e degli altri presenti. La donna, identificata con le iniziali A. H., è successivamente ricoverata all’ospedale “San Rocco” di Sessa Aurunca per un trattamento sanitario obbligatorio (Tso). Le ragioni dietro l’atto estremo sembrano essere legate all’affidamento esclusivo al padre della sua terza figlia, di soli due anni, secondo una disposizione del giudice del Tribunale dei minori.

La situazione è complicata dal fatto che la donna aveva già un figlio di 14 anni sotto la tutela di un assistente sociale, che a breve avrebbe dovuto essere trasferito in una casa famiglia. Questo fatto ha contribuito a esacerbare la tensione e l’apprensione per la possibile evoluzione drammatica della situazione.

Dopo un’intensa trattativa, finalmente la donna è convinta a scendere dal parapetto. Le forze dell’ordine l’hanno quindi bloccata, sedata e trasportata in ospedale per ricevere le cure necessarie. La situazione si è risolta senza conseguenze fisiche gravi, ma l’episodio ha messo in evidenza la complessità delle questioni legate alla custodia dei minori e ha destato preoccupazione nella comunità locale.

Le avvocate della donna, Carmen Posillipo ed Eva Sciaudone, hanno annunciato la loro intenzione di opporsi alla misura di affidamento esclusivo al padre, sostenendo che il diritto della 33enne di essere madre sia stato violato. È importante sottolineare che le accuse di tentato omicidio dell’ex compagno, padre della bambina di due anni, pendono ancora su di lei. Tuttavia, le versioni dei fatti divergono, con le avvocate della donna che sostengono che si sia trattato di un gesto estremo mosso dalla legittima difesa.