Il governo italiano ha aperto il cantiere della riduzione delle tasse in vista della prossima legge di Bilancio. Dopo aver archiviato il taglio del cuneo contributivo, il governo ha bisogno di circa 10 miliardi di euro per confermare, anche nel 2024, il taglio dei contributi a carico dei lavoratori. Ma per finanziare questo taglio, il governo sta già lavorando a una “potatura” dei bonus fiscali oggi riconosciuti sia alle imprese che alle famiglie.

In particolare, ci sono 226 crediti d’imposta sparsi qua e là, che valgono in totale 36 miliardi di euro. Il governo sta lavorando alla bonifica di questa materia, insieme ai tecnici del Dipartimento delle Finanze. L’indicazione politica è che ogni euro in meno di bonus dovrà comunque tradursi in una riduzione strutturale delle tasse per le imprese o per le famiglie, a seconda di chi era il beneficiario del credito d’imposta che sarà cancellato.

Per le imprese, in particolare, due misure sarebbero finite sotto la lente per una “razionalizzazione”: gli incentivi di Industria 4.0 e l’Ace, l’aiuto alla crescita economica. Ma nel “disboscamento” finiranno certamente anche i crediti di imposta erogati per le bollette elettriche e del gas alle imprese.

Per compensare la riduzione dei bonus fiscali, il governo ha previsto un sistema a due aliquote. Ci sarà una prima aliquota Ires, la tassa che le imprese pagano sugli utili, che potrebbe anche essere inferiore all’attuale 24%. E poi ci sarà un’aliquota “ridotta” per le imprese che nei due anni successivi si impegnano ad effettuare investimenti innovativi o ad assumere personale. Questo secondo scaglione per le imprese potrebbe essere fissato al 15%, ad un livello cioè pari a quello della Global minimum tax, la tassa globale minima che tutte le multinazionali saranno tenute a versare a prescindere dai Paesi nei quali operano.