È sorella di un elemento di spicco della criminalità organizzata partenopea Carmela Mele, la 54enne di Napoli arrestata dalla Squadra Mobile di Nuoro con l’accusa di avere introdotto dei cellulari nel carcere sardo di Badu e Carros. La donna è sorella di Giuseppe Mele, soprannominato “o’ cacaglio”, capo dell’omonimo clan del quartiere Pianura del capoluogo partenopeo e secondo gli inquirenti era lei a inviare ai detenuti dell’alta sicurezza i pacchi contenenti i cellulari. Il clan Mele, completamente smantellato dall’azione delle forze dell’ordine e dalla magistratura, era acerrimo nemico del clan Marfella-Pesce con il quale ha lottato per decenni.
Si parla di circa una quindicina di telefoni cellulari quelli ritrovati nell’indagine della Squadra Mobile di Nuoro sulle falle nella sicurezza nel carcere di Nuoro, partita a fine dell’estate scorsa, in seguito a una segnalazione di alcuni agenti della Polizia Penitenziaria che si sono accorti del traffico di telefonini all’interno di Badu ‘e Carros. I poliziotti, in collaborazione con la Polizia Penitenziaria sono riusciti a recuperare tutti gli apparecchi, uno trovato addosso a un detenuto e altri rinvenuti nelle celle o in spazi comuni del penitenziario, e a bonificare ogni sezione del carcere nuorese.
I cellulari erano pagati dai detenuti – quasi tutti ristretti nell’ala dell’alta sicurezza, ora indagati per ricettazione – ed erano recapitati a Nuoro all’interno dei pacchi trasportati da un corriere all’assistente capo arrestato. Per il singolo telefono si sborsavano dai 100 ai 250 euro, ma tra le transazioni trscciate anche una da 1.200 euro.