La situazione del Reddito di Cittadinanza in Italia sta suscitando un dibattito molto acceso. Da un lato ci sono coloro che sostengono che il sussidio rappresenti un importante strumento di contrasto alla povertà e che debba essere garantito a tutti coloro che ne hanno bisogno. Dall’altro lato, invece, ci sono coloro che ritengono che il sussidio rappresenti una sorta di assistenzialismo che disincentiva l’inserimento nel mondo del lavoro.

I dati pubblicati dall’Inps relativi al mese di febbraio sembrano confermare che la stretta sul Reddito di Cittadinanza voluta dal Governo stia producendo i suoi primi effetti. Infatti, rispetto al mese precedente, il numero di nuclei familiari che ricevono il sussidio è diminuito, passando da 1,16 milioni a 1,001 milioni. In particolare, si è registrata una forte diminuzione dei nuclei familiari composti da una sola persona, che rappresentano la maggioranza dei percettori del reddito di cittadinanza.

Tuttavia, nonostante questa diminuzione dei percettori del sussidio, la situazione del mercato del lavoro in Italia resta piuttosto critica. Da un lato, infatti, si registra un aumento dei licenziamenti rispetto all’anno precedente, anche se questo è messo in relazione con il blocco deciso per fronteggiare le conseguenze economiche della pandemia. Dall’altro lato, invece, si registra un aumento degli occupati stabili e delle dimissioni.

Nonostante questo, i percettori del Reddito di Cittadinanza sembrano avere ancora molte difficoltà ad accedere al mondo del lavoro. Secondo una recente ricerca dell’Inapp, infatti, solo una minima parte dei destinatari del sussidio ha avuto accesso a servizi di attivazione verso l’occupazione o la formazione. Ciò significa che, nonostante i numerosi sforzi fatti dal Governo per incentivare l’inserimento nel mondo del lavoro, la situazione resta piuttosto critica.

Per questo motivo, il Governo sta lavorando alla modifica del Reddito di Cittadinanza, con l’obiettivo di dare una stretta soprattutto al sussidio per i single che non sono disabili o anziani. Si prevede, infatti, che l’assegno venga mantenuto per le famiglie con disabili, minori e anziani, ma che venga ridotto per poi toglierlo a quelle dove non ci sono queste categorie meritevoli di tutela. In questo modo, si spera di incentivare l’inserimento nel mondo del lavoro dei percettori del sussidio.