Maria Rosaria Tommasino ha scelto di raccontare il suo dolore a Il Mattino. È l’unica voce rimasta in una famiglia spezzata: il figlio Vincenzo Riccardi è detenuto nel carcere di Poggioreale, mentre la figlia Noemi giace all’obitorio in attesa dell’autopsia. Una tragedia che si è consumata in pochi minuti nell’appartamento di via San Paolo Bel Sito, a Nola, dove il giovane di 25 anni ha ucciso la sorella durante un improvviso scatto di violenza.
È stata la stessa madre, intervistata dal quotidiano, a ripercorrere ciò che ha vissuto subito dopo il delitto. «Voglio che mio figlio paghi per quello che ha fatto», ha dichiarato tra le lacrime. Ha spiegato di aver ricevuto una videochiamata in cui Vincenzo le avrebbe confessato l’accaduto, mostrando poi la scena. «All’inizio pensavo stesse scherzando, poi ho capito. È stato devastante. Noemi era amata da tutti, era una ragazza dolce. Non avrei mai immaginato un epilogo del genere», ha raccontato.
Rimasta sola dopo la morte del marito avvenuta qualche anno fa, Maria Rosaria ha dovuto affrontare anche il terribile compito di chiamare i carabinieri della compagnia di Nola. Quando i militari sono arrivati nell’appartamento, Vincenzo si trovava ancora accanto al corpo della sorella. Sul posto sono intervenuti il medico legale e il sostituto procuratore Antonella Vitaliano, che coordina le indagini.
Nei prossimi giorni verrà eseguita l’autopsia. Intanto emergono nuovi dettagli sul percorso di assistenza della giovane: Noemi era seguita dal centro di igiene mentale di un comune vesuviano e, circa dieci giorni prima della tragedia, si era presentata alla struttura di Nola per una possibile presa in carico. Secondo gli operatori, tuttavia, avrebbe rifiutato di proseguire nel percorso di aiuto.
La comunità di Nola è profondamente scossa. I giovani dell’Azione Cattolica “Paolino Iorio” hanno organizzato una veglia di preghiera nella chiesa di Maria Santissima della Stella, ricordando la ragazza con un messaggio carico di affetto. Anche il sindaco Andrea Ruggiero ha espresso una riflessione più ampia, invitando a non limitarsi alla cronaca del fatto ma a interrogarsi sulla fragilità dei rapporti e sulle difficoltà emotive che, se non intercettate, possono sfociare in situazioni estreme.
«Dobbiamo imparare a guardare chi ci è accanto con maggiore attenzione, cogliere i segnali di sofferenza, offrire sostegno, anche piccolo ma autentico», ha sottolineato il primo cittadi