Era un paziente seguito dal Centro di salute mentale di Nola. Lo sapevano i servizi sociali, lo sapevano le forze dell’ordine, lo sapevano i vicini che da anni convivevano con il frastuono e le esplosioni di violenza provenienti dal quinto piano della palazzina Cassese. Eppure nessuno è riuscito a fermare l’epilogo più tragico: la morte di Noemi, uccisa a coltellate dal fratello, Vincenzo Riccardi.

Nola si è risvegliata immersa in un silenzio sospeso, fitto come una nebbia che avvolge tutto. Via San Paolo Bel Sito, teatro del delitto, resta immobile: si parla a voce bassa, si cammina senza incrociare gli sguardi, e solo a tratti si levano gli occhi verso quel balcone oggi muto, dove fino a poco tempo fa le urla rompevano la quiete del quartiere.

Secondo i vicini, Riccardi aveva manifestato comportamenti violenti da sempre. Non era la prima volta che picchiava la sorella: poche settimane fa l’aveva già aggredita, procurandole una prognosi di dieci giorni. Una situazione nota a tutti gli enti coinvolti, dai servizi sanitari alle forze dell’ordine, ma che non è stata sufficiente a evitare la tragedia.

Sulla ringhiera davanti al palazzo si accatastano fiori, candele e biglietti scritti tra le lacrime. La comunità attende di poter dare l’ultimo saluto alla giovane donna, mentre la Procura ha disposto l’autopsia per chiarire con precisione dinamica e sequenza dei colpi: sette fendenti, inferti con estrema violenza. È stato lo stesso fratello a chiamare il 112 e a confessare l’omicidio, parlando di un «raptus». Gli inquirenti stanno ora valutando una perizia psichiatrica.