A distanza di otto anni, la faida più lunga nella storia della camorra, tra i Mazzarella e i Rinaldi di San Giovanni a Teduccio, ha visto una significativa svolta nelle indagini con l’individuazione dei responsabili dell’omicidio di Francesco Esposito, noto come “’o chiatto”, avvenuto a Marigliano. L’uomo di 34 anni, frequentatore di ambienti vicini a Cristiano Piezzo, finì assassinato sotto casa nel 2016 da un sicario reo confessò. L’inchiesta, gestita dai carabinieri del Nucleo Investigativo e della Compagnia di Castello di Cisterna con la coordinazione della Direzione Distrettuale Antimafia (DDA), ha portato all’individuazione dei mandanti Ciro Rinaldi, detto “Mauè”, e Luigi Esposito, con l’aiuto di Luisa De Stefano e Vincenza Maione.

Il movente dell’omicidio sembra essere legato ai contrasti per il controllo degli affari illeciti nella zona, simili a quelli che portarono alla morte di Vincenzo De Bernardo, noto come “pisello”. Esposito rimase ucciso sotto casa mentre suonava il citofono per farsi aprire il cancello dalla moglie. Il sicario, Michele Minichini, emergente di Ponticelli e luogotenente fidato di Ciro Rinaldi, gli sparò alle spalle, ma la pistola si inceppò, e fu solo un colpo a colpire la vittima.

L’identificazione dei responsabili è avvenuta grazie agli incroci tra le dichiarazioni dei pentiti – i nomi sono riportati dal quotidiano Roma oggi in edicola – e i riscontri investigativi. I provvedimenti restrittivi per l’omicidio di Francesco Esposito sono notificati in carcere a Ciro Rinaldi, Luigi Esposito, Luisa De Stefano, Vincenza Maione e Michele Minichini. Tommaso Schisa, invece, si trova ai domiciliari.

Gli investigatori hanno ricostruito con precisione i ruoli degli indagati, sottolineando che la presunzione di innocenza rimane fino a una condanna definitiva. Luigi Esposito, capo del clan dei “paesani” di Marigliano legato ai Rinaldi, avrebbe ideato l’omicidio insieme alla suocera Luisa De Stefano e al boss Ciro Rinaldi. Quest’ultimo avrebbe affidato l’incarico a Michele Minichini, mentre l’organizzazione del delitto sarebbe stata gestita da Vincenza Maione e Tommaso Schisa.