Sta tenendo banco da qualche giorno la discussione, accesa, sui ruoli Ata, personale amministrativo, nelle scuole italiane. La notizia sulla possibilità di riforma del reclutamento del personale ATA anticipata dal sottosegretario all’istruzione e al merito, Paola Frassinetti ha scatenato innumerevoli reazioni. Positive e Negative.
Ricordiamo che ai ruoli ATA si accede tramite concorsi per soli titoli. Ed è così da oltre trent’anni. Ogni anno vengono indetti i concorsi 24 mesi: per inserirsi in graduatoria, da cui si attinge per i ruoli, sono sufficienti 24 mesi di servizio (o 23 mesi e 16 giorni).
Un sistema messo più volte in discussione nel corso degli anni, specialmente alla luce delle innovazioni tecnologiche, e con il lavoro svolto nelle segreterie scolastiche che richiede sempre più competenze.
“Se non cambiano le modalità di reclutamento, forse non cambieranno mai gli stipendi” riflette Alberico Sorrentino (Anief-Condir), scrivendo il suo pensiero sui social: “Sono passati 30 anni, è giusto mettere mano al sistema di reclutamento in qualche modo. Forse per determinate figure, parlo in particolare delle segreterie scolastiche, sarebbe opportuno arrivare a una procedura che passi in parte tramite una selezione (50% dall’interno, 50% dall’esterno). Così si andrebbe incontro a richieste diverse e, al tempo stesso, all’efficienza delle segreterie scolastiche. Non si può imparare a lavorare in segreteria a 60 anni. Allora: se sei capace passi un test ed entri” conclude Sorrentino.
Intanto, Uil Scuola Rua accoglie con favore l’attenzione del Ministero sull’attuale sistema di reclutamento del personale ATA, in vigore dal 1994, ma esprime riserve su eventuali modifiche strutturali senza un adeguato confronto sindacale. “Sebbene sia evidente la necessità di aggiornamenti, ogni riforma deve rispettare tempi adeguati e coinvolgere le organizzazioni sindacali” afferma Pasquale Raimondo.
La preoccupazione principale del sindacato scuola ruota attorno alla possibile introduzione dei concorsi per esami. Eppure la procedura d’infrazione avviata dall’Unione Europea è chiara: si contesta all’Italia il ricorso ai concorsi per soli titoli per l’assunzione a tempo indeterminato.
La Riforma, per tanti, resta necessaria anche per assicurare assunzioni a chi davvero è capace di svolgere le mansioni richieste. Mansioni che diventano sempre più complesse.