Potrebbe essere stata uccisa per soffocamento la neonata di circa sei mesi trovata senza vita sabato pomeriggio a Villa Pamphili, a Roma. È questa l’ipotesi al vaglio degli inquirenti, alla luce dei primi risultati dell’autopsia eseguita sul corpicino. A breve, gli accertamenti sul DNA chiariranno l’identità della piccola e la sua eventuale parentela con la donna ritrovata morta poco distante, anch’ella in circostanze misteriose.

Secondo quanto trapela dalle indagini, le due vittime – una donna adulta e una neonata – potrebbero essere di origine straniera, forse dell’Est o Nord Europa. La donna, trovata coperta da un sacco, presentava alcuni vistosi tatuaggi: tra questi, un teschio su una tavola da surf e un disegno floreale. L’autopsia sul suo corpo non ha evidenziato lesioni esterne visibili, rendendo necessarie ulteriori indagini tossicologiche.

Gli investigatori della Squadra Mobile di Roma, coordinati dalla Procura, hanno effettuato nuovi sopralluoghi nella zona del parco e continuano ad ascoltare testimoni per ricostruire le ultime ore di vita delle due.

Sulla vicenda è intervenuto anche Giustino Trincia, direttore della Caritas di Roma, con parole dure e cariche di amarezza:

«È una sconfitta per tutti, un grande dolore. Da tempo denunciamo che a Roma ci sono troppe povertà estreme, non viste o che non si vogliono vedere. Troppa gente per strada, troppa gente in condizioni di precarietà. Questa tragedia ci ricorda quanto sia urgente intervenire con politiche di inclusione reale».

L’attesa ora è tutta per i risultati del test del DNA, che potrebbero confermare il legame madre-figlia tra le due vittime. Solo allora sarà possibile iniziare a dare un nome e una storia a questa doppia tragedia che ha scosso profondamente l’opinione pubblica.