Inviato oggi alla Corte europea dei Diritti dell’Uomo di Strasburgo, tramite corriere espresso, il ricorso presentato dalla famiglia di Carmine Puccinelli, il 14enne napoletano deceduto a causa di un tumore non diagnosticato in tempo. Un caso che ha scosso l’opinione pubblica e ora arriva all’attenzione della giustizia europea.

Il ricorso, composto da oltre 4.000 pagine tra atti e allegati, è stato redatto dallo Studio Associati Maior, rappresentato dagli avvocati Michele Francesco Sorrentino, Pierlorenzo Catalan e Filippo Castaldo, con il supporto tecnico del medico legale Dott. Marcello Lorello.

“Violati i diritti fondamentali”
Nel ricorso, i familiari citano in giudizio lo Stato italiano, ritenuto responsabile della “grave archiviazione delle indagini” nei confronti dei sanitari che ebbero in cura il giovane. Solo uno dei professionisti coinvolti è ritenuto responsabile, nonostante le evidenti omissioni diagnostiche e terapeutiche che, secondo i ricorrenti, sarebbero da attribuire a una responsabilità medica collettiva.

Il ricorso alla Corte EDU denuncia la violazione degli articoli 2, 6 e 13 della Convenzione europea dei Diritti dell’Uomo, relativi al diritto alla vita, al diritto a un processo equo e al diritto a un ricorso effettivo.

In una nota, lo studio legale definisce “particolarmente grave” la circostanza che il giudice che ha disposto l’archiviazione non fosse territorialmente competente, in violazione del principio del giudice naturale precostituito per legge. Inoltre, secondo i legali, la decisione sarebbe presa sulla base di valutazioni non equilibrate, fondate principalmente sulle perizie disposte dal pubblico ministero, senza che vi fosse la possibilità di ricorso in Cassazione, nonostante la gravità dei reati ipotizzati.

Richiesta di giustizia a Strasburgo
Lo Studio Maior ha chiesto alla Corte europea di condannare lo Stato italiano, disponendo un equo risarcimento per la mancata tutela giurisdizionale e l’adozione di misure individuali e generali, inclusa l’eventuale riapertura del procedimento penale.

“La morte di Carmine non può restare senza giustizia. Se in Italia non è stato possibile ottenere un processo equo, sarà Strasburgo a doverlo garantire”, hanno commentato i legali della famiglia.

La vicenda, già oggetto di attenzione mediatica, solleva interrogativi profondi sul funzionamento del sistema sanitario e giudiziario, e potrebbe aprire un nuovo fronte di discussione sul diritto alla salute e sulla responsabilità dello Stato in caso di fallimenti sistemici.