138 a Sarno, 11 a Quindici, 7 a Bracigliano, 5 a Siano, 1 a San Felice. In totale 162. E’ la conta dei morti, il numero di innocenti trascinati via dal fango causato dagli smottamenti delle montagne di Sarno. Una conta che gli abitanti delle zone colpite ripetono a memoria come fosse una preghiera. Sono passati molti anni da quel terribile 5 Maggio 1998 ma ad intervistare gli abitanti di Sarno si fa ancora fatica. Nessuno ha dimenticato, anche chi era piccolo, ed è cresciuto con “la storia della frana di Sarno” sa tutto, il numero dei morti, gli orari della prima frana, la telecronaca di una giornata che cambierà la storia non solo delle famiglie colpite ma anche della Campania e dell’Italia tutta.
” Nel mese di maggio 1998, l’area del comprensorio di Sarno fu colpita da un eccezionale evento piovoso, e nell’arco di 72 ore caddero oltre 240 millimetri di pioggia. Il 5 maggio alle ore 15:00, si staccò la prima frana dal monte Pizzo d’Alvano, che sfiorò gli abitati sottostanti, mentre la pioggia si abbatté incessante su Sarno, Bracigliano e Siano.
Alle 17:00 iniziarono a scivolare a valle diverse frane e colate di detriti che travolsero Sarno e le località vicine, abbattendo decine di abitazioni. I primi soccorsi giunsero in valle dopo circa un’ora, proprio mentre a Quindici, che si trova sul versante opposto del Pizzo d’Alvano, si abbatté una valanga di fango e detriti che seppellì il centro e la frazione Casamanzi. Dopo poco la frazione Episcopio di Sarno fu raggiunta da un enorme colamento che distrusse l’intero abitato. E’ black-out.
Furono estratti dal fango diversi morti e feriti: questi ultimi furono trasportati nell’ ospedale della zona, il Villa Malta di Sarno. Ma la situazione assunse proporzioni catastrofiche tra le 23:31 e la mezzanotte del 6 maggio, quando una frana di vastissime dimensioni travolse nuovamente Sarno, invadendo l’ospedale Villa Malta e seppellendo sotto al fango due medici, tre infermieri, il portiere dell’ospedale e cinque pazienti, tra cui due bambini”.
Si racconta ancora tutto d’un fiato, chi lo fa senza interrompersi, chi ripete minuto per minuto la giornata, chi lo fa stringendo ancora i pugni. 162 vite, sogni, futuri, storie di cui Sarno parlerà sempre. Attraverso una piazza intitolata, attraverso una targa apposta all’entrata nel nuovo ospedale, risorto in altra zona, attraverso la memoria che ancora vive. Di generazione in generazione.