In Campania si registra un nuovo scossone giudiziario. Dopo due arresti nei giorni scorsi, un terzo sindaco è finito ai domiciliari nell’ambito di un’indagine per corruzione. Si tratta di Giovanni Fortunato, attuale sindaco di Santa Marina (SA) ed ex consigliere regionale, noto per il suo passaggio politico da Fratelli d’Italia a Forza Italia.

Secondo quanto emerso, Fortunato è accusato di corruzione per un atto contrario ai doveri d’ufficio. L’inchiesta, coordinata dalla Procura di Lagonegro, è stata condotta dal Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Salerno in collaborazione con la Sezione di Polizia Giudiziaria e ha coinvolto anche un imprenditore 59enne di Napoli.

L’indagine: intercettazioni, dispositivi sequestrati e denaro contante
Le attività investigative, svolte dal Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Salerno insieme alla Compagnia di Vallo della Lucania, si sono sviluppate attraverso una combinazione di:

intercettazioni telefoniche e ambientali,

testimonianze dirette,

analisi di dispositivi elettronici,

perquisizioni domiciliari.

Durante le operazioni, già nel luglio 2023 era stato sequestrato denaro contante per oltre 160mila euro, segnale della possibile entità delle somme in gioco.

Il fulcro dell’accusa: 100mila euro in cambio di un permesso a costruire
L’elemento centrale dell’indagine riguarda un presunto scambio illecito: due imprenditori napoletani, titolari di una società immobiliare, avrebbero pagato 100mila euro al sindaco Fortunato per ottenere un permesso di costruire in assenza del necessario piano di lottizzazione. Il pagamento sarebbe avvenuto tramite un tecnico incaricato della progettazione degli immobili.

Le accuse: condizionamento degli uffici e rete di professionisti “vicini”
Secondo gli inquirenti, Fortunato avrebbe esercitato un controllo diretto e costante sull’operato degli uffici comunali, andando ben oltre il suo ruolo politico. In particolare:

avrebbe deciso personalmente a quali imprenditori concedere i titoli edilizi;

avrebbe indirizzato gli stessi imprenditori verso tecnici di fiducia, in grado di garantire vantaggi economici e utilità personali al sindaco.

Questa presunta rete di interessi e influenze avrebbe avuto lo scopo di monetizzare le autorizzazioni urbanistiche, compromettendo la legalità delle procedure amministrative.