Una vasta operazione congiunta della Polizia di Stato e della Guardia di Finanza, coordinata dalle Procure di Roma e Santa Maria Capua Vetere, ha portato all’esecuzione di 30 decreti di perquisizione nei confronti di soggetti sospettati di far parte di un’articolata associazione a delinquere finalizzata alla commissione di truffe assicurative legate a falsi sinistri stradali.

Tra gli indagati figurano avvocati, medici, falsi testimoni, clienti e, soprattutto, tre giudici di pace, al centro di un presunto sistema di frode giudiziaria e assicurativa.

Il meccanismo della truffa: falsi pedoni investiti e risarcimenti facili
Secondo quanto ricostruito nella fase iniziale delle indagini preliminari, il sistema si basava sulla simulazione di incidenti stradali, spesso con dinamiche ricorrenti e sospette: pedoni investiti su strisce pedonali o ciclisti coinvolti in incidenti, senza l’intervento delle forze dell’ordine.

Le modalità, pur differenziandosi per tempo, luogo e soggetti coinvolti, apparivano del tutto sovrapponibili, facendo emergere anomalie sistematiche nei fascicoli esaminati.

Il ruolo degli avvocati, dei medici e dei giudici di pace
Al centro della rete ci sarebbero stati alcuni avvocati, incaricati di seguire l’intero iter legale dei falsi incidenti. In particolare, questi legali mantenevano rapporti diretti sia con i medici nominati consulenti tecnici d’ufficio (CTU) dai giudici, sia con i professionisti delle compagnie assicurative.

Inoltre, secondo gli investigatori, alcuni giudici di pace dell’ufficio di Santa Maria Capua Vetere avrebbero, in cambio di compensi in denaro, emesso sentenze favorevoli agli avvocati coinvolti, riconoscendo risarcimenti per lesioni fisiche e morali in realtà mai subite.

Per questa ragione, una parte del procedimento penale è stralciata e trasmessa per competenza alla Procura di Roma, data la presenza di giudici tra gli indagati.

Intermediari e pagamenti ai testimoni: quanto costava un falso incidente
Un ulteriore elemento emerso dalle indagini è il coinvolgimento di intermediari, il cui compito era quello di reclutare persone disposte a denunciare falsi sinistri in cambio di denaro. Gli “attori” venivano compensati con 100-150 euro per ogni fase della pratica – dalla visita medica alla redazione dei referti, fino alla firma della procura – e con un saldo finale tra i 400 e i 500 euro alla conclusione dell’iter giudiziario.