Il Tribunale di Napoli, settima sezione penale (presidente Marta Di Stefano), ha accolto le richieste della Procura e condannato l’imprenditore Giovanni Fontana a 12 anni di carcere. Fontana è accusato dalla Direzione Distrettuale Antimafia (DDA) di aver agevolato le attività criminali del narcotrafficante internazionale Raffaele Imperiale, noto come il boss dei Van Gogh.

Il ruolo di Fontana nel traffico di droga
Secondo quanto emerso nel processo, Fontana avrebbe fornito supporto logistico a Imperiale, mettendogli a disposizione un deposito nel Casertano e alcuni camion utilizzati per il trasporto di un carico di cocaina destinato all’Australia. Il maxi carico, tuttavia, non è mai giunto a destinazione.

Il pubblico ministero Maurizio De Marco aveva richiesto la condanna a 12 anni di reclusione, richiesta pienamente accolta dal giudice. Oltre alla pena detentiva, è stata inflitta a Fontana anche una multa di 60.000 euro.

Un’indagine lunga e complessa
L’arresto di Giovanni Fontana risale al 2022, nell’ambito di un’operazione investigativa mirata a smantellare la rete di narcotraffico internazionale legata a Imperiale, già noto alle cronache per aver collaborato con la giustizia e per il suo coinvolgimento in attività criminali di stampo camorristico.

La sentenza è arrivata al termine di una camera di consiglio durata alcune ore, successiva all’arringa difensiva dell’avvocato Giuseppe Stellato, legale di Fontana.

Mafie a confronto: dai Casalesi a Imperiale
L’inchiesta ha messo in evidenza l’evoluzione delle organizzazioni mafiose campane, passando dai metodi violenti del clan dei Casalesi fino alla raffinata rete di traffico di droga di Raffaele Imperiale, capace di muovere tonnellate di stupefacenti tra Europa, Sud America e Oceania.