Si avvicina una data cruciale per il futuro del Bonus Mamme da 3.000 euro annui: l’11 giugno, la Corte Costituzionale si pronuncerà sulla legittimità dell’esclusione delle lavoratrici precarie, in particolare del comparto scuola, da una misura attualmente riservata alle madri con contratto a tempo indeterminato.
Bonus Mamme: cos’è e a chi è destinato
Introdotto con la Legge di Bilancio 2024, il Bonus Mamme prevede un’esenzione contributiva di 250 euro al mese, fino a un massimo di 3.000 euro l’anno, per ogni madre lavoratrice con contratto stabile. L’obiettivo è incentivare la natalità e sostenere il reddito femminile, ma l’attuale esclusione delle lavoratrici precarie sta suscitando forti contestazioni.
Il ricorso e la spinta del diritto europeo
La causa è nata da un ricorso promosso da lavoratrici della scuola, con il sostegno del sindacato Anief. La memoria presentata dal presidente Marcello Pacifico è stata accolta dalla Consulta come “amicus curiae”, a dimostrazione della rilevanza del caso.
“Alcuni tribunali del lavoro – da Lodi a Catania – hanno già riconosciuto il bonus alle madri precarie, invocando il principio di parità di trattamento previsto dalla Direttiva UE 1999/70/CE”, ha spiegato Pacifico.
Giurisprudenza favorevole: i precedenti che fanno sperare
Dalla prima sentenza a Lodi nel 2023, si sono susseguite pronunce simili da parte dei giudici di Biella, Vercelli, Torino, La Spezia e Catania. In quest’ultimo caso, il giudice ha sottolineato come l’esclusione del personale a tempo determinato non sia giustificata da alcun motivo oggettivo, risultando quindi discriminatoria.
Una questione che riguarda migliaia di donne nella scuola
Secondo il rapporto Aran, il 77,4% del personale scolastico italiano è donna, per un totale di circa 977mila lavoratrici. Molte di loro sono madri e impiegate con contratti precari, quindi escluse dal beneficio attuale.
“Parliamo di professioniste che educano e formano le nuove generazioni – afferma Pacifico – e che meritano pari diritti rispetto alle colleghe stabili”.
Quanto costerebbe estendere il bonus alle precarie?
L’estensione del Bonus Mamme a tutte le lavoratrici madri, indipendentemente dalla natura del contratto, avrebbe un impatto stimato di 200 milioni di euro per il 2024 e altrettanti per il 2025. Una cifra importante, ma che potrebbe evitare una pioggia di ricorsi individuali e sanare una disuguaglianza strutturale.
La scuola attende il verdetto della Corte Costituzionale
Se la Consulta dovesse dichiarare incostituzionale l’attuale esclusione, il Governo sarebbe costretto a rivedere la normativa. Inoltre, potrebbe aprirsi la possibilità di ottenere il bonus anche retroattivamente, per le madri già escluse.