Una notte di ordinaria follia nel carcere di Secondigliano, a Napoli, dove si è registrata una nuova escalation di violenza. Il bilancio è pesante: un agente di polizia penitenziaria aggredito, celle distrutte e interi reparti allagati. A lanciare l’allarme è il Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria (SAPPE), che denuncia una situazione fuori controllo e chiede misure urgenti.
Il racconto del Sappe
A ricostruire i fatti sono Raffaele Munno e Donato Vaia, dirigenti del sindacato. Nella notte, un detenuto italiano del reparto ATSM, dedicato alla salute mentale – lo stesso dove nei giorni scorsi un infermiere era stato aggredito – ha colpito con violenza un agente a suon di pugni.
Nella III Sezione Accettazione, un altro detenuto, incaricato di mansioni interne, ha devastato la sua cella e la camera di sicurezza. Le sue azioni hanno causato un grave allagamento, che ha coinvolto anche gli uffici della sorveglianza.
Gli episodi non si sono fermati lì. Un altro detenuto, di origine marocchina e già noto per aver appiccato un incendio nella sua cella la scorsa settimana, ha minacciato gli agenti con una lametta, distrutto le bilance del corridoio e sradicato un termosifone, provocando un’ulteriore inondazione nel reparto dopo essersi barricato.
L’appello: “Così non si può andare avanti”
Il SAPPE denuncia con forza una situazione ormai insostenibile, soprattutto nei confronti dei detenuti con disturbi psichiatrici o comportamentali gravi, per i quali – sottolineano i sindacalisti – mancano strumenti adeguati di gestione. “Non si può più tollerare un sistema che lascia soli gli agenti a fronteggiare situazioni ad alto rischio senza supporti né strutture idonee”, affermano Munno e Vaia.