Tra le tante storie virali esplose su TikTok negli ultimi anni, una in particolare ha toccato il cuore di molti: quella di Rachele, una bambina di 8 anni, romana di nascita ma tifosissima del Napoli. Insieme al papà Massimiliano e al fratello Valerio, entrambi romanisti, ha creato contenuti ironici e affettuosi che hanno rapidamente conquistato migliaia di utenti.

La loro pagina è diventata particolarmente famosa durante l’anno dello Scudetto del Napoli, quando è nato lo slogan: “Finché c’è Rachele, al Napoli va tutto bene.”

Un successo social… e le sue ombre
Purtroppo, come spesso accade nel mondo dei social, l’odio è arrivato presto. La crescente popolarità della piccola ha attirato attenzioni tossiche e messaggi inaccettabili. A denunciarlo è stato proprio il padre, Massimiliano Piga, ai microfoni di Radio Punto Nuovo:

“C’è una pagina Facebook che condivide ogni video di Rachele senza controllo. La sezione commenti è piena di odio. Come si può augurare la morte a una bambina di 8 anni solo perché tifa Napoli?”

Una scelta dolorosa, ma necessaria: la famiglia ha annunciato lo stop definitivo all’attività social per proteggere la serenità di Rachele.

Un messaggio più grande del tifo
Dietro i video non c’era solo l’amore per il calcio. La scelta di aprire un canale TikTok nasceva anche da un’esigenza personale:

“Rachele aveva difficoltà ad esprimersi – racconta Massimiliano – e su consiglio del medico abbiamo iniziato con i video. Era un modo per aiutarla, non solo per tifare.”

Un progetto genuino, nato dal cuore, che voleva portare sorrisi e magari anche un messaggio di unità tra tifoserie.

Napoli l’ha adottata. E alcuni campioni le hanno mostrato affetto
Nonostante le critiche, tanti sono stati anche i gesti di affetto, in particolare dalla città partenopea. Tra tutti spicca quello di Matteo Politano, che ha contattato la famiglia per mostrare supporto:

“Da romano come me, Politano ci ha fatto sentire la sua vicinanza. Non ha mai fatto mancare un messaggio positivo.”

Massimiliano ha rifiutato ogni forma di favoritismo o inviti speciali, ribadendo:

“Rachele non è mai entrata a Castel Volturno. Per lei, la cosa più bella sarebbe vivere lo stadio dalla Curva, da tifosa semplice, tra la sua gente.”

Un appello: il calcio è passione, non odio
Il caso di Rachele solleva ancora una volta il problema dell’odio online, specialmente quando coinvolge minori. Il calcio dovrebbe essere un gioco, una passione che unisce, non una scusa per ferire.

“Prendersi in giro è parte del calcio. L’odio, no” conclude Massimiliano.