Una storia di paura, isolamento e coraggio arriva da Eboli, nel cuore delle colline salernitane, dove una neuropsichiatra infantile è riuscita a denunciare l’incubo in cui viveva. Per oltre un anno, la donna è stata vittima di un regime di controllo e vessazioni psicologiche da parte del compagno, un avvocato 45enne originario di Bracigliano, oggi imputato per maltrattamenti in famiglia aggravati.

Controllata giorno e notte: le telecamere in casa
Secondo le accuse, l’uomo aveva trasformato la loro abitazione isolata in una vera e propria prigione. Aveva installato telecamere di videosorveglianza in ogni stanza, costringendo la donna a vivere sotto costante controllo. Nemmeno una telefonata alla madre era possibile senza il timore di essere ascoltata o interrotta.

Il controllo ossessivo si accompagnava a continue minacce, anche di morte:

«Mi bastano 20 euro di benzina e vi brucio tutti… vi faccio piangere lacrime di sangue», avrebbe urlato il 45enne, secondo quanto riportato dalla vittima.

Un clima di terrore anche dopo il parto
Il clima familiare si è fatto ancora più insostenibile dopo la nascita del bambino. La donna non poteva ricevere visite, nemmeno dalla madre. Ogni gesto veniva osservato e punito, ogni parola veniva ascoltata e strumentalizzata. In aula, la professionista ha raccontato come l’uomo piantonasse il corridoio durante i suoi momenti di riposo, urlando frasi violente come:

«Mazzate alla cecata! Mazzate alla cecata!»

Anche episodi di aggressione fisica sono emersi in aula:

«Spinse mia madre contro il muro. Io avevo mio figlio nella carrozzina… mi disse che non ero capace nemmeno di fare la madre».

La denuncia e la fuga: «Se non me ne fossi andata, mi avrebbe uccisa»
La svolta è arrivata tra marzo 2022 e maggio 2023, quando la donna ha trovato il coraggio di registrare le violenze e rivolgersi ai carabinieri.
Costretta a vivere senza nemmeno le chiavi di casa, ha compreso che la fuga era l’unica possibilità di salvezza per sé e per suo figlio.

Ora la vicenda è all’esame del tribunale penale di Salerno, in un procedimento avviato con la procedura d’urgenza del codice rosso, che tutela le vittime di violenza domestica.