Luigi Cimmino, storico boss della criminalità organizzata dell’area collinare di Napoli, è morto nella serata di ieri, vittima di un tumore che in pochi mesi lo ha divorato. Il capo del clan Cimmino-Caiazzo, noto per il suo controllo sugli appalti e le estorsioni nell’ambito sanitario, si è spento nella località protetta dove aveva recentemente ottenuto gli arresti domiciliari, a seguito di un lungo periodo di malattia. Aveva 64 anni, compiuti lo scorso 15 marzo.

Un boss noto e temuto
Cimmino è stato una figura centrale nella camorra napoletana per oltre trent’anni, in particolare nella zona della salita Arenella e nel Vomero. Era noto come “il ras degli ospedali”, poiché aveva il controllo su appalti e contratti nel settore sanitario, dove gestiva enormi somme di denaro, spesso tramite estorsioni che arrivavano a cifre da cinque e sei zeri. Il suo clan, insieme ai gruppi criminali Lo Russo e Licciardi, aveva una forte influenza sulle strutture ospedaliere della città.

Nonostante il suo coinvolgimento in numerosi crimini, Cimmino ha scelto di collaborare con la giustizia, iniziando a fornire informazioni utili agli inquirenti della Procura di Napoli dal 2022, poco dopo un maxi-blitz che aveva decapitato il clan Cimmino-Caiazzo. Grazie alla sua collaborazione, sono state emesse nuove ordinanze di custodia cautelare.

Il passato criminale e il pentimento
Il nome di Luigi Cimmino era già emerso nella cronaca negli anni ’90, quando divenne uno degli obiettivi principali del clan Alfano, responsabile di un raid che nel 1997 portò alla morte di Silvia Ruotolo, colpita da una pallottola vagante. Nonostante il suo coinvolgimento diretto nella criminalità, Cimmino ha deciso di pentirsi, un atto che gli ha permesso di ridurre le sue pene. In primo grado, lui e suo figlio Franco Diego sono condannati a nove anni di carcere ciascuno per i crimini commessi.

Una delle ultime sue dichiarazioni in tribunale risale a ottobre dello scorso anno, quando Cimmino ha raccontato dettagli sul racket negli ospedali napoletani e ha descritto la sua parte nelle estorsioni ai danni di diverse strutture sanitarie. Nel processo in corso, in cui si trattava delle attività imprenditoriali del clan, Cimmino aveva collaborato ampiamente con gli inquirenti, delineando i legami con altre cosche come i Mallardo, i Licciardi, i Contini e i Lo Russo.

Un epilogo segnato dalla malattia
Purtroppo, le sue condizioni di salute si sono aggravate negli ultimi mesi, e dopo una serie di complicazioni legate al tumore, il tribunale ha concesso a Cimmino gli arresti domiciliari in una località protetta. Il suo decesso avvenuto ieri sera segna la fine di una lunga carriera criminale, iniziata in gioventù e durata per oltre tre decenni, nonostante la sua decisione di collaborare con la giustizia.