“Sembra ci sia una trascuratezza sulle opere pubbliche che ci fa male. L’Italia è la nostra casa”. Con queste parole, Ezeldeen Marie, medico 62enne residente ad Ancona, ha commentato la tragedia del Monte Faito che ha coinvolto Janen e Thabet Suliman, i due giovani arabo-palestinesi vittime del crollo.

Marie, parente alla lontana dei ragazzi – è cugino dei loro genitori e si definisce “uno zio alla lontana” – è giunto a Napoli appena appresa la notizia dal fratello residente a Nazareth, che a sua volta ha vissuto 29 anni in Italia. Il medico si è recato con la moglie all’Ospedale del Mare, dove è attualmente ricoverato in gravi condizioni Thabet Suliman, per seguirne da vicino la situazione clinica.

All’uscita dal nosocomio, Marie ha parlato con i cronisti. “Thabet è stabile, i risultati delle analisi sembrano incoraggianti – ha dichiarato – si può andare verso il meglio”. Parole di speranza, ma anche di amarezza per un episodio che pone ancora una volta l’accento sulla sicurezza delle infrastrutture pubbliche.

“Questo è anche il nostro Paese – ha proseguito – alcune cose ci fanno male. Poco tempo fa un ponte è crollato sull’autostrada a Loreto. Nel mio poliambulatorio controllano ogni virgola: io penso che le opere pubbliche debbano essere più controllate”.

Infine, un appello affinché tragedie simili non si ripetano: “La speranza è che non succeda più ad altri ragazzi. Dispiace perché la gente ama l’Italia: sia israeliani che palestinesi amano venire qui. Ma c’è bisogno di più attenzione”.