Un caso drammatico che unisce criminalità, disagio psichico e degrado sociale. Protagonista è Gianfranco, un uomo di 40 anni originario di Ostia, affetto da psicosi e disturbo della personalità, con alle spalle una lunga storia di dipendenza dalle droghe. Negli ultimi mesi, secondo quanto accertato dalle forze dell’ordine, avrebbe messo a segno cinque furti, tutti su commissione da parte di gruppi criminali locali.

L’ultimo colpo, risalente alla notte del 28 marzo, ha avuto come obiettivo un negozio di elettrodomestici. Tuttavia, è stata la madre, la mattina successiva, a contattare la polizia dopo aver trovato nel salotto di casa una fila di aspirapolveri rubate. La donna ha poi restituito parte della refurtiva al legittimo proprietario, in un gesto disperato ma significativo: «Mio figlio ha bisogno di cure, non del carcere. Stanno approfittando della sua condizione».

Una spirale di degrado e dipendenze
Gianfranco vive da anni in una condizione di vulnerabilità. La madre, Mara, racconta un decennio trascorso tra carcere, comunità terapeutiche e tentativi di recupero: «Ogni notte lo sento uscire, so che sta andando a rubare. Le bande del quartiere lo sfruttano, approfittano della sua fragilità». Nonostante ciò, la donna non chiede impunità: «È giusto che paghi per ciò che ha fatto, ma il carcere non è il posto per lui. Ha bisogno di essere seguito in una Rems, una residenza per l’esecuzione delle misure di sicurezza».

Il DNA lo incastra: undici furti accertati
Le indagini condotte dai carabinieri hanno portato alla chiusura di un fascicolo che lo accusa di undici episodi di furto, compresi quelli risalenti allo scorso anno e commessi sul litorale romano. Fondamentale, per incastrarlo, è stato il DNA rilevato all’interno dei locali saccheggiati.

Tra i colpi più gravi figura anche quello del 3 febbraio scorso ai danni della Palestra della Legalità in via dell’Idroscalo, struttura confiscata alla criminalità organizzata nell’ambito dell’inchiesta Mafia Capitale. In quella occasione, Gianfranco aveva forzato una porta e svuotato una macchinetta del caffè.

Una giustizia in attesa: la Rems come unica speranza
Attualmente, l’uomo si trova agli arresti domiciliari, ma continua a uscire nottetempo, secondo quanto denunciato dalla madre. «Gli è stata diagnosticata una grave patologia psichiatrica, riconosciuta anche in ambito giudiziario. Dopo due anni in una struttura Rems, i progressi erano evidenti. Oggi però le liste d’attesa sono infinite e non sappiamo se e quando potrà essere nuovamente accolto».

Sabato scorso, Mara – assistita da un legale – ha formalizzato una nuova richiesta al Tribunale di Sorveglianza, sollecitando una misura alternativa alla detenzione: «Non voglio sconti, voglio che venga curato. Se non sarà trasferito in una Rems, temo possa farsi del male o subire violenze».