Il dibattito sul miglioramento della sanità pubblica italiana entra nel vivo con una questione cruciale: l’attivazione dei poteri sostitutivi da parte del Ministero della Salute in caso di gravi inadempienze da parte delle Regioni nella gestione delle liste d’attesa.

Al centro della discussione vi è il decreto attuativo, attualmente all’attenzione della Conferenza delle Regioni, che stabilisce le modalità di intervento del Ministero attraverso l’Organismo di verifica e controllo sull’assistenza sanitaria. Questo organismo ha visto una recente estensione delle proprie competenze, in risposta alle richieste dei territori.

Le Regioni chiedono chiarezza su tempi e casistiche
In una lettera ufficiale indirizzata al Governo, le Regioni invitano a trovare una mediazione, sollecitando la definizione tecnica dei criteri di applicazione dei poteri sostitutivi. Non si tratta, secondo quanto dichiarato, di uno scontro politico, ma di una necessaria concertazione sui tempi di attivazione e sulle situazioni specifiche che potrebbero giustificare l’intervento centrale.

Massimo Fabi, coordinatore della Commissione Salute della Conferenza delle Regioni, ha firmato il documento che ribadisce l’intenzione di collaborare, pur chiedendo un confronto approfondito sulle modalità di applicazione del decreto.

Lo scontro politico si accende
Parallelamente al confronto tecnico, si sviluppa un acceso dibattito politico. La segretaria del Partito Democratico, Elly Schlein, accusa il Governo di non aver stanziato risorse adeguate e di non possedere un piano operativo efficace. Secondo Schlein, “sono oltre 5 milioni gli italiani costretti a rinunciare alle cure perché non possono permettersi il privato”.

Il ministro della Salute, Orazio Schillaci, ha replicato smentendo attriti con i presidenti di Regione, in particolare con Massimiliano Fedriga. Il ministro ha sottolineato che la collaborazione con le amministrazioni locali è attiva e proficua, e ha invitato l’opposizione a fornire contributi concreti invece di alimentare la disinformazione.

I risultati positivi non mancano, ma restano i nodi da sciogliere
Nonostante le tensioni, alcune Regioni mostrano segnali incoraggianti. Secondo i dati forniti dal Ministero della Salute:

Il Lazio ha evaso oltre 700.000 richieste nel 2025, pari al 95% delle prestazioni, con un calo dei tempi d’attesa del 70%.

In Piemonte, sono state recuperate oltre 25.000 prestazioni in poco più di un mese.

Anche altre Regioni come Lombardia, Veneto, Toscana, Liguria e Marche risultano virtuose nell’applicazione delle normative vigenti.

Cosa accade se non si trova un accordo
Nel caso in cui non si raggiunga un’intesa con le Regioni, il Governo potrebbe comunque procedere unilateralmente. L’attivazione dei poteri sostitutivi verrebbe formalizzata tramite una delibera motivata in Consiglio dei Ministri, prevista già entro la fine della settimana, secondo quanto riportato da Il Sole 24 Ore.

Linee guida pubblicate per la nuova piattaforma nazionale
Nel frattempo, un altro tassello del piano per abbattere le liste d’attesa è ufficializzato. Sulla Gazzetta Ufficiale dell’11 aprile 2025 è pubblicato il decreto che stabilisce le linee guida per la Piattaforma nazionale delle Liste d’attesa, con criteri di interoperabilità tra le piattaforme regionali. Questo passaggio mira a garantire maggiore trasparenza e un controllo uniforme dei tempi d’attesa su tutto il territorio nazionale.