Non si tratta del noto ex calciatore, ma del suo fratellastro, Giovanni Cassano, che è balzato agli onori delle cronache per un grave episodio di violenza all’interno del carcere di Trani. Giovanni, che da tempo è detenuto per vari reati, ha cercato di strangolare un agente della polizia penitenziaria, un gesto folle che ha provocato una ferita alla testa dell’agente e 15 giorni di prognosi. Questo episodio di violenza ha suscitato l’indignazione del Sappe, il sindacato della polizia penitenziaria, che ha denunciato la crescente violenza nelle carceri e le difficoltà nel gestire detenuti con seri problemi psichiatrici e tossicodipendenze.
L’aggressione e le sue conseguenze
L’incidente è avvenuto quando Giovanni Cassano ha chiesto di essere accompagnato in infermeria. Una volta giunto nell’area designata, ha improvvisamente aggredito l’agente di polizia penitenziaria, stringendogli il collo con una forza tale da farlo svenire. La caduta a terra dell’agente, successiva alla violenta aggressione, gli ha provocato una ferita alla testa, dovuta al colpo ricevuto contro un cancello in ferro.
Il sindacato ha sottolineato la gravità della situazione, affermando che, senza l’intervento tempestivo degli altri poliziotti in servizio, la situazione avrebbe potuto avere esiti ancora più tragici. Federico Pilagatti, segretario nazionale del Sappe, ha dichiarato: “Non sappiamo cosa sarebbe potuto accadere se non fossero intervenuti gli altri poliziotti in soccorso dello sfortunato collega, ma sicuramente siamo andati molto vicino alla tragedia.”
Il passato violento di Giovanni Cassano
Giovanni Cassano non è nuovo a episodi di violenza. Secondo il Sappe, il detenuto è diventato noto per le ripetute aggressioni che lo hanno portato a spostarsi da un carcere all’altro in Puglia. La sua condotta aggressiva ha sollevato preoccupazioni sul fatto che il sistema penitenziario italiano, spesso sopraffatto da gravi problemi psichiatrici e tossicodipendenze tra i detenuti, non sia in grado di gestire adeguatamente le situazioni che coinvolgono individui pericolosi.
Il Sappe denuncia le inefficienze del sistema penitenziario
Il Sappe ha denunciato anche la crescente inefficienza del sistema penitenziario, definendo le carceri italiane come “discariche sociali” dove vengono mescolati detenuti pericolosi con gravi problemi di salute mentale. Il sindacato accusa la politica di non affrontare adeguatamente queste problematiche, lasciando la polizia penitenziaria a fronteggiare, da sola, le difficoltà di un sistema ormai allo sbando.
Federico Pilagatti ha dichiarato: “Il Sappe dice basta a questo menefreghismo della politica che tratta le carceri come discarica sociale ove mettere insieme detenuti pericolosi, con seri problemi psichiatrici, con gravi situazioni di tossicodipendenza. In questo contesto la polizia penitenziaria si trova tra l’incudine ed il martello quale agnello sacrificale che paga tutte le inefficienze e le contraddizioni di un sistema penitenziario ormai allo sbando.”