Nel contesto delle indagini sull’esplosione che lo scorso 18 novembre ha devastato una palazzina a Ercolano, causando la morte di tre giovani, la Procura di Napoli e i Carabinieri della Tenenza di Ercolano hanno arrestato un uomo e posto un altro agli arresti domiciliari. L’episodio drammatico, avvenuto in via Patacca 94, ha portato alla luce un grave caso di illegalità con la produzione di fuochi d’artificio in una fabbrica abusiva.

La Tragica Esplosione di Novembre
Il 18 novembre 2024, nel primo pomeriggio, un’esplosione devastante ha distrutto un’abitazione adibita a fabbrica clandestina di fuochi d’artificio. L’incidente ha provocato la morte delle gemelle Sara e Aurora Esposito, entrambe di 26 anni, e di Samuel Tafciu, un ragazzo di 18 anni. I tre giovani lavoravano senza contratto legale nella fabbrica abusiva, esposti a gravissimi rischi per la loro sicurezza. La causa della deflagrazione è stata identificata nel materiale esplosivo non convenzionale utilizzato per la produzione dei fuochi d’artificio, gestito e maneggiato in totale violazione delle normative sulla salute e sicurezza sul lavoro.

Le Indagini e gli Sviluppi Giudiziari
Le indagini, condotte dai Carabinieri di Ercolano e coordinate dalla Procura della Repubblica di Napoli, sono riuscite a far emergere dettagli cruciali sulla rete di persone coinvolte nella fabbrica illegale. In seguito all’esplosione, sono identificati e arrestati diversi indagati. Tra questi, figura D.V., un uomo di 31 anni di Napoli, posto in custodia cautelare in carcere con l’accusa di omicidio volontario con dolo eventuale, fabbricazione di esplosivi non convenzionali e sfruttamento di manodopera in condizioni di gravissimo pericolo. Il Gip del Tribunale di Napoli ha emesso l’ordinanza di arresto a seguito delle indagini condotte dai militari dell’Arma.

Nel caso di B.R., un uomo di 64 anni di San Giuseppe Vesuviano, la misura cautelare è stata meno severa, con l’uomo posto agli arresti domiciliari. B.R., infatti, è accusato di fabbricazione e distribuzione di esplosivi non convenzionali di tipo pirotecnico. Secondo gli inquirenti, B.R. ha venduto in modo illecito ingenti quantità di materiali esplosivi a D.V. e P.P., un altro indagato già detenuto, ben consapevole del loro impiego nella produzione di fuochi d’artificio illegali.

La Rete di Abusi e Illicità
Le indagini hanno rivelato una rete di illeciti che va ben oltre la semplice produzione di fuochi d’artificio. I materiali esplosivi utilizzati nella fabbrica clandestina, come perclorato di potassio e polvere di alluminio, erano forniti illegalmente da una pirotecnica di San Giuseppe Vesuviano, la cui attività era gestita di fatto da B.R.. L’uomo ha venduto questi prodotti, senza alcuna registrazione dei movimenti, agli altri indagati, consapevole del loro uso illecito.

Le indagini hanno anche consentito di recuperare parte del materiale non deflagrato nella fabbrica, fornendo ulteriori prove a carico degli arrestati. Questo materiale esplosivo, infatti, è rinvenuto dai carabinieri durante i sopralluoghi sul sito dell’esplosione, permettendo agli investigatori di ricostruire l’intera filiera dell’illegalità che ha portato alla tragedia.