Durante il suo intervento a Napoli, in occasione della quinta edizione di Agenda Sud 2030, promossa dalla Fondazione Merita, il presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca ha espresso forte preoccupazione per le conseguenze economiche derivanti dall’introduzione dei nuovi dazi statunitensi e dall’elevato costo dell’energia in Italia.
“I dazi introdotti colpiscono duramente alcuni comparti strategici della nostra economia, come quello dell’automotive. È evidente che, con un 25% di dazi e un costo dell’energia superiore del 40% rispetto ad altri Paesi, lo stabilimento di Pomigliano rischia di saltare”, ha dichiarato De Luca con toni allarmati.
Un gap energetico che penalizza la competitività
Nel suo intervento, il presidente ha inoltre sottolineato che il costo dell’energia in Italia è nettamente superiore a quello di altri Paesi europei, come la Spagna e la Francia. “Al di là della qualità dei prodotti o dell’efficacia dei modelli produttivi, non possiamo essere competitivi finché non abbattiamo il costo dell’energia”, ha proseguito De Luca, indicando chiaramente un nodo strutturale che condiziona la capacità del Mezzogiorno – e in particolare della Campania – di attrarre investimenti industriali.
L’automotive sotto pressione
Le parole del presidente regionale fanno eco alle crescenti preoccupazioni nel settore automobilistico, già da tempo in affanno per l’incertezza sui mercati internazionali, la transizione ecologica e la concorrenza globale. L’introduzione dei dazi statunitensi voluti dall’amministrazione Trump rappresenta, secondo De Luca, un ulteriore aggravio che potrebbe compromettere la tenuta di impianti industriali cruciali come quello di Pomigliano d’Arco, uno dei poli produttivi più rilevanti per Stellantis in Italia.
Un appello alle istituzioni
Nel contesto del convegno, De Luca ha ribadito la necessità di interventi strutturali a livello nazionale ed europeo per riequilibrare i costi energetici e garantire la sopravvivenza e la competitività del comparto manifatturiero nel Sud Italia. “Senza una strategia industriale chiara e misure efficaci sul fronte dell’energia, il rischio di desertificazione produttiva non è più un’ipotesi remota”, ha concluso.