Diventa di dominio pubblico la relazione della commissione d’accesso prefettizia a Poggiomarino nata dal terremoto giudiziario nell’Amministrazione ormai decaduta. A seguito dell’accesso ispettivo disposto presso il Comune di Poggiomarino (Napoli), sono infatti emerse gravi criticità nell’ambito dell’attività amministrativa, con particolare riferimento a procedure di affidamento diretto e aggiudicazione di appalti pubblici. Tali criticità evidenziano una costante ingerenza da parte della criminalità organizzata nella gestione dell’ente locale, finalizzata ad orientare l’attività amministrativa verso interessi illeciti.

Nel periodo compreso tra il 2020 e il 2024, è stata individuata una società destinataria di numerosi affidamenti, il cui titolare risulta essere stretto congiunto di un consigliere comunale di maggioranza. Lo stesso imprenditore, secondo quanto riportato in un’ordinanza di custodia cautelare, è ritenuto parte integrante di un meccanismo estorsivo volto ad assoggettare l’amministrazione comunale agli interessi criminali di un’organizzazione mafiosa operante sul territorio. L’imprenditore è deferito per turbata libertà degli incanti aggravata dal metodo mafioso in data 3 ottobre 2022.

Dall’esame della medesima ordinanza si evince che il piano di insediamenti produttivi (PIP) sia stato oggetto di condizionamenti da parte di un esponente della criminalità organizzata, il quale avrebbe esercitato pressioni estorsive su imprenditori locali. Analogamente, nel 2022, l’affidamento diretto della redazione del piano urbanistico comunale (PUC) e della valutazione ambientale strategica (VAS) è avvenuto in favore di una società il cui socio unico ha precedenti per reati gravi connessi agli appalti pubblici e finalizzati a favorire organizzazioni camorristiche.

Ulteriori interferenze risultano nella gestione dei lavori per la costruzione del cosiddetto “palazzetto dello sport”. L’unica impresa partecipante alla gara, successivamente annullata, ha lasciato spazio ad una nuova procedura che ha portato all’affidamento dei lavori ad una ATI, comprendente una società legata da vincoli familiari a soggetti appartenenti a un noto clan camorristico.

Particolare attenzione è posta anche sui servizi cimiteriali, dove il frazionamento dell’affidamento dei lavori all’impianto elettrico – realizzato tramite affidamenti diretti – sarebbe frutto di accordi illeciti tra rappresentanti dell’amministrazione comunale e soggetti legati alla criminalità organizzata. Le ditte assegnatarie risultano collegate, per vincoli familiari, a consiglieri comunali e a elementi organici al clan locale.

Situazioni analoghe emergono nella gestione del servizio di refezione scolastica, affidato ad una ditta il cui legale rappresentante presenta precedenti penali e legami familiari con esponenti di spicco della criminalità organizzata. L’affidamento è più volte prorogato, in violazione della normativa vigente, nonostante il palese conflitto di interesse con componenti dell’amministrazione comunale.

Alla luce di tali gravi anomalie e del condizionamento sistemico da parte di organizzazioni criminali, la relazione del Prefetto di Napoli evidenzia come la gestione dell’ente sia strumentalizzata per fini estranei a quelli istituzionali, compromettendo la credibilità e l’efficienza dell’amministrazione e arrecando pregiudizio agli interessi della collettività.

Nonostante la nomina di un commissario straordinario ai sensi dell’art. 141 del D.lgs. 267/2000, si ritiene necessario un ulteriore intervento dello Stato. Per assicurare la piena legalità dell’azione amministrativa, scongiurare nuove infiltrazioni criminali e garantire un’adeguata rigenerazione istituzionale, è proposta l’adozione della misura dissolutoria prevista dall’art. 143 del medesimo decreto, con affidamento della gestione a una commissione straordinaria.

Tale gestione commissariale, della durata di diciotto mesi, consentirà l’avvio di interventi strutturali e programmatori idonei a sanare le profonde criticità emerse e a garantire un’effettiva discontinuità con il passato.