Fu il Decreto libertà. Una delle più importanti svolte storiche che uomini e donne hanno il dovere morale di onorare. E accadde oggi, di quasi ottanta anni fa.

Il 10 marzo 1946 le italiane maggiorenni vanno per la prima alle urne, e se hanno compiuto il venticinquesimo anno di nascita possono essere anche elette. Il decreto sulla loro eleggibilità è il n.74 datato 10 marzo 1946. Da questa data in poi le donne possono considerarsi cittadine con pieni diritti.

Le prime elezioni amministrative si svolsero a partire dal 10 marzo 1946 in 5 turni, fino al 7 Aprile. In seguito si andò alle urne per la designazione dei membri dell’Assemblea Costituente che scrisse la Costituzione ancora in vigore e per il Referendum istituzionale monarchia-repubblica che scelse la forma repubblicana dello Stato e mandò in esilio la corona italiana, il famoso 2 Giugno dello stesso anno.
Il diritto al voto fu in realtà sancito già il 30 gennaio 1945 ed il giorno successivo fu emanato il decreto legislativo n. 23 che conferiva il diritto di voto alle italiane che avessero almeno 21 anni, ad esclusione delle prostitute schedate che lavoravano al di fuori delle case dove era loro concesso di esercitare la professione.
Il decreto Bonomi però fu scritto con poca attenzione, tant’è che non considerava la possibilità di essere elette. Solo un anno e mezzo dopo con l’approvazione della Costituzione Italiana (art. 56 e 58) il suffragio universale fu aperto a tutti i cittadini maggiorenni per le votazioni alla Camera dei Deputati e a tutti i cittadini con età superiore ai 25 anni per il Senato.
In quell’anno, in Italia, furono elette ben sei sindaco donne.