Negli ultimi mesi, sempre più cittadini stanno ricevendo richieste di rimborso dall’INPS per somme percepite tramite la NASpI. Questo fenomeno sta creando preoccupazione tra i beneficiari dell’indennità di disoccupazione, che spesso non sanno come comportarsi di fronte a una richiesta di restituzione.

Ma perché l’INPS sta chiedendo indietro i soldi? In quali casi si può contestare la richiesta? E quali sono le modalità di rimborso previste? Vediamo nel dettaglio tutto quello che c’è da sapere.

Cos’è la NASpI e Chi Ne Ha Diritto?
La NASpI (Nuova Assicurazione Sociale per l’Impiego) è un’indennità di disoccupazione introdotta nel 2015 per sostenere economicamente i lavoratori che hanno perso involontariamente il proprio impiego.

Per poter accedere al beneficio, è necessario soddisfare alcuni requisiti:

Almeno 13 settimane di contributi versati nei 4 anni precedenti la disoccupazione.

Almeno 30 giornate lavorative effettive nei 12 mesi precedenti la cessazione del rapporto di lavoro.

Stato di disoccupazione involontaria (sono quindi esclusi coloro che si dimettono volontariamente, salvo dimissioni per giusta causa).

Non possono accedere alla NASpI i dipendenti pubblici a tempo indeterminato e i lavoratori autonomi.

L’indennità viene erogata mensilmente per un periodo pari alla metà delle settimane contributive maturate nei quattro anni precedenti la perdita del lavoro. L’importo varia in base alla retribuzione percepita, ma dopo i primi quattro mesi si riduce del 3% al mese.

Quando l’INPS Può Chiedere la Restituzione della NASpI?
L’INPS può richiedere indietro gli importi percepiti nei seguenti casi:

Errori nei pagamenti

Se l’INPS eroga la NASpI per un importo errato a causa di un calcolo sbagliato, può richiedere la differenza.

Nuovo impiego non segnalato

Se il beneficiario trova un nuovo lavoro durante il periodo di fruizione della NASpI e non lo comunica all’INPS, rischia di dover restituire le somme percepite in eccesso.

Dichiarazioni false o omissioni

Chi ottiene l’indennità con dichiarazioni mendaci o omette informazioni rilevanti può essere obbligato a restituire l’intera somma e potrebbe incorrere in sanzioni legali.

Variazioni nella situazione economica

Se l’INPS accerta che le condizioni economiche del beneficiario sono cambiate al punto da non giustificare più l’erogazione della NASpI, può interrompere il sussidio e chiedere la restituzione delle somme erogate.

Come Avviene la Restituzione della NASpI?
Quando l’INPS rileva un pagamento indebito, invia al cittadino una comunicazione ufficiale con l’importo da restituire e le modalità di rimborso.

Le opzioni disponibili sono:

Pagamento in un’unica soluzione

Se il beneficiario può permetterselo, può restituire l’intero importo in un’unica tranche.

Rateizzazione

È possibile chiedere il pagamento dilazionato, ma la concessione della rateizzazione è a discrezione dell’INPS, che valuterà caso per caso.

Recupero forzato

Se il cittadino non effettua il pagamento, l’INPS può avviare azioni di recupero forzato, come il pignoramento di stipendi, conti correnti o altri beni.

Si Può Fare Ricorso?
Se si ritiene che la richiesta di restituzione sia ingiustificata o errata, è possibile opporsi attraverso un ricorso amministrativo all’INPS entro 90 giorni dalla ricezione della richiesta.

Se l’INPS respinge il ricorso, il cittadino può intraprendere un’azione legale presso il tribunale, che valuterà la legittimità della richiesta dell’ente previdenziale.

In alcuni casi, il rimborso potrebbe essere evitato se l’INPS ha commesso errori di calcolo o se l’indebita percezione della NASpI è avvenuta per cause indipendenti dalla volontà del beneficiario.