Cinque storie di donne di cui abbiamo il dovere di non perderne le tracce perchè sono regali all’Umanità.
Nellie Bly, la giornalista che cambiò il modo di fare giornalismo
Elizabeth Cochran, nota con lo pseudonimo di Nellie Bly, rivoluzionò il giornalismo d’inchiesta nel XIX secolo. Nel 1887, si fece internare in un ospedale psichiatrico fingendosi malata di mente per documentare le condizioni disumane a cui erano sottoposte le pazienti. Il suo reportage, “Ten Days in a Mad-House”, portò a riforme nel sistema sanitario.
Dopo aver convinto Pulitzer ad aiutarla nell’organizzazione del celebre giro del mondo in 72 giorni,si trasferì in Europa e continuò a scrivere fino a diventare la prima corrispondente di guerra donna.
Maya Angelou, la forza delle parole
Un silenzio lungo cinque anni. Un silenzio che portò Maya Angelou a rifugiarsi nelle parole, nella poesia, nei libri. Abusata sessualmente all’età di otto anni, Maya si confida qualche anno più tardi con un familiare per poi trovare il corpo senza vita del suo stupratore. Convinta che la sua confessione avesse causato la morte di quell’uomo, Maya si punisce, non proferisce parole per anni ma la scrittura la salva: nella sua autobiografia “I Know Why the Caged Bird Sings “(1969) racconta senza filtri la condizione delle donne afroamericane. Quelle parole scritte ma mai più proferite la renderanno una delle scrittrici più potenti della letteratura americana.
SOLA E NUDA, come ogni donna dopo un abuso
Sfida la polizia che l’aveva aggredita per non aver indossato bene il velo. Si spoglia completamente dei vestiti, rimane in biancheria intima e cammina prima per il campus dell’università di Teheran e poi tra le strade della città. E’ accaduto il 2 novembre 2024, durante una lezione alla giovanissima ricercatrice iraniana iscritta all’Università Azad Islamica di Teheran. L’atto di protesta di Ahoo Daryaei, che resta sola contro tutti, è stato ripreso e diffuso sui social media, suscitando scalpore in tutto il mondo. La donna è stata poi arrestata e chiusa in un reparto psichiatrico. Sono mesi che il mondo intero parla di lei e del trattamento riservato ai dissidenti.
Nujeen Mustafa e la fuga dalla guerra su una sedia a rotelle
Come scappano dalla guerra le persone con disabilità? A raccontarla al mondo intero è Nujeen Mustafa, giovane donna siriana nata con paralisi cerebrale. Cresciuta ad Aleppo, non ha mai potuto frequentare la scuola a causa della sua disabilità, ciò che ha imparato è grazie al suo metodo da autodidatta. Quando la guerra in Siria ha reso impossibile restare nel suo paese, è stata costretta a fuggire con la sua famiglia. Nel 2015 ha affrontato un viaggio di oltre 5.000 chilometri fino in Germania, attraversando la Turchia e i Balcani, spinta su una sedia a rotelle dalla sorella Nasma.
Nujeen è oggi un’attivista per i diritti dei rifugiati e delle persone con disabilità. Nel libro “Nujeen: la straordinaria avventura di una ragazza in fuga dalla guerra”, scritto insieme alla giornalista Christina Lamb, che aveva già collaborato con Malala Yousafzai ci sono la sua storia e quella di una sorella che non si è mai stancata di spingere la carrozzina di Nujeen.
La prima sindaca in Afghanistan
Nel 2018, Zarifa Ghafari diviene la prima donna sindaca di Maidan Shahr, in Afghanistan, distinguendosi anche come una delle più giovani a ricoprire un incarico politico di alto livello nel Paese. Un evento straordinario, che ha fatto la storia, ma che è stato caratterizzato da svariati tentativi di attentato e l’ostilità di gruppi estremisti e autorità locali, contrari all’idea di una donna al potere.
Nel 2020, suo padre è assassinato dai talebani ma lei, con un enorme peso sul cuore, continua la sua battaglia per i diritti delle donne. Fino alla presa di Kabul da parte dei talebani nell’agosto 2021, quando è stata costretta a fuggire, trovando rifugio in Germania. Oggi continua ad essere simbolo di resistenza e speranza per le donne afghane. Nonostante fosse lontana afferma sempre che quelle cicatrici, rimaste sulle mani in seguito a una bomba scoppiata in una scuola che frequentava, sono diventate la memoria che la spinge a continuare la sua lotta.