Anche per il 2025, il Governo ha confermato il Bonus Acqua Potabile, un’agevolazione destinata a migliorare la qualità dell’acqua domestica e a ridurre il consumo di bottiglie di plastica. Questo incentivo fiscale mira a promuovere un comportamento più sostenibile, incoraggiando l’uso dell’acqua del rubinetto per il consumo alimentare.

Cos’è il Bonus Acqua Potabile?
Il Bonus Acqua Potabile consiste in un credito d’imposta del 50% sulle spese sostenute per l’acquisto e l’installazione di sistemi di filtraggio, mineralizzazione, raffreddamento e addizione di anidride carbonica alimentare. Il fine ultimo è quello di migliorare la qualità dell’acqua erogata nelle abitazioni e ridurre la dipendenza dalle bottiglie di plastica, contribuendo così alla sostenibilità ambientale.

Chi può ottenere il bonus?
Per accedere al bonus, è necessario soddisfare specifici requisiti economici. Anche per il 2025, la soglia ISEE di riferimento è fissata a:

8.265 euro per la maggior parte delle famiglie
20.000 euro per le famiglie con più di quattro figli a carico
Inoltre, per beneficiare dell’agevolazione, almeno un membro del nucleo familiare deve essere intestatario di un contratto di fornitura idrica domestica. Nel caso di contratti condominiali, sarà sufficiente avere un contratto di energia elettrica, con la possibilità per il gestore idrico di verificare l’accesso all’acqua condominiale.

Come richiederlo?
A differenza di altri bonus, non è necessario presentare una domanda specifica. Per ottenere il bonus, è sufficiente compilare e inviare la Dichiarazione Sostitutiva Unica (DSU) per il calcolo dell’ISEE. Una volta verificati i requisiti, il gestore idrico applicherà direttamente lo sconto in bolletta, coprendo i primi 50 litri di consumo per ogni appartenente al nucleo familiare.

Perché il Bonus Acqua Potabile è importante?
Secondo i dati ISTAT, il consumo medio giornaliero di acqua per persona in Italia è di circa 220 litri, ma gran parte di questa risorsa è utilizzata per usi non alimentari, come il lavaggio dei panni, la pulizia e l’irrigazione. Solo una minima parte dell’acqua consumata viene effettivamente impiegata per bere o cucinare.

Un altro dato preoccupante riguarda la dispersione idrica: circa un terzo dell’acqua viene perso lungo le reti comunali, facendo aumentare il costo finale per gli utenti. Incentivare l’uso dell’acqua del rubinetto per il consumo alimentare, migliorandone la qualità attraverso appositi sistemi di trattamento, potrebbe quindi portare non solo a un risparmio economico, ma anche a una significativa riduzione del consumo di plastica e dei relativi costi di riciclo.