Il primo a ricordare l’anniversario della guerra in Ucraina è stato il Papa, che ha scritto di suo pugno l’omelia di ieri mattina dal suo letto di ospedale, il Gemelli di Roma.
” In un mondo dove per gli avversari c’è solo odio è un mondo senza speranza, senza futuro, destinato ad essere dilaniato da guerre, divisioni e vendette senza fine come purtroppo vediamo anche oggi, a tanti livelli e in varie parti del mondo. Perdonare, allora, vuol dire preparare al futuro una casa accogliente, sicura, in noi e nelle nostre comunità”.
A leggere è stato monsignor Rino Fisichella investito da Papa Francesco ad offrire le sue parole ai Diaconi presenti a San Pietro in occasione del Giubileo dei Diaconi.
A ripercorrere le date più importanti di un triennio di uccisioni, esplosioni e battaglie, oggi, durante l’ Anno Santo è paradossale. E quel “perdono” che Francesco chiede per la fine della guerra sembra molto lontano.
Tre anni fa la guerra alle porte dell’ Europa appariva a tutti un evento drammatico, vergognoso e soprattutto anacronistico. Eppure la guerra Ucraina- Russia ha riguardato l’ Europa e tutti noi. Come ogni guerra dovrebbe, in realtà. Ma stavolta la vicinanza geografica del conflitto ha implicato il mondo occidentale e l’ Europa a scegliere, decidere, spalleggiare. Non potendo limitarsi ad indignarsi. Ieri ed oggi nelle più grandi città italiane tantissimi i cortei no-war per una pace tanto sognata.
Dal febbraio 2022, dopo l’ invasione russa dell’Ucraina, le truppe regolari di entrambi i paesi sono coinvolte in uno scontro diretto.
Dopo tre anni di sostegno militare e politico incondizionato a Kiev, l’Occidente si è spaccato perchè dopo l’elezione americana di Donald Trump, ad oggi in stretto contatto con Putin e la Russia, l’Europa resta l’ultima speranza per Kiev. Solo l’Europa e forse nemmeno tutta. Oggi scorrono i numeri, i volti, le storie di una guerra che sta tenendo il mondo col fiato sospeso. La cui tregua appare sempre più lontana.