I ragazzi, si sa, sono avanti. Soprattutto i ragazzi che guardano all’Unione Europea come un unico continente, senza frontiere, nè confini. Infatti, prima ancora che l’italiana Gorizia e la slovena Nova Gorica diventassero una unica Capitale europea della Cultura, esempio e simbolo di cooperazione ed inclusione, i giovani italiani già vivevano le vicine città slovene e molti ragazzi sloveni seguono da anni i corsi universitari all’Università di Trieste. Amicizie, amori, contatti transfrontalieri che adesso potranno godere di un ricchissimo calendario di eventi ideato per questo anno. Altro muro simbolico picconato a suon di cultura. E con l’entrata della Slovenia in Europa.
La storia di Gorizia come città divisa inizia nel 1947. All’epoca, si stabilì che il confine tra l’Italia e la neonata Jugoslavia doveva correre proprio lungo la città, separando il centro storico, che rimaneva all’Italia, dalla stazione ferroviaria Transalpina alle zone di periferia, che passavano invece sotto il controllo della Jugoslavia.
Per dividere i due paesi, venne eretto quello che poi divenne celebre come “il muro di Gorizia“, una sorta di predecessore di quello ben più famoso di Berlino. Per volere di Tito, poi, fu costruita una città in Jugoslavia, che doveva fungere da contraltare di Gorizia: Nova Gorica. Impossibile dimenticare la Domenica delle scope, lo storico 13 Agosto 1951, giornata in cui Tito, in occasione dell’anno santo permise agli abitanti di Nova Gorica di salutare ed incontrare i parenti della vicina Gorizia.
Dopo vari trattati e l’entrata “europea” della Slovenia, durante la pandemia si è ritornati all’incubo del “muro” per questioni di sicurezza sanitaria ma presto i giovani hanno ripreso a viversi. Oggi, in un altro anno santo, Gorizia e Nova Gorica diventano la prima capitale europea della Cultura costituita da due città. Una vittoria storica che ci insegna che nonostante il peso del passato, si può e si deve guardare al futuro.