Grandi più di dieci centimetri, perfettamente leggibili e create con la vernice rossa.
Le lettere che formano le frasi di odio non sono state ancora cancellate per i rilievi del caso. Le tre scritte in lingua slava che stamattina sono apparse ai piedi del monumento della Foiba di Basovizza, in Trieste, sono un pugno in pieno viso per chi si batte per conservare la memoria di tutte le vittime delle Foibe.
“Morte al Fascismo, libertà ai popoli” traducendo in italiano e ancora “Trieste è nostra”.
A poche ore dalla giornata nazionale dedicata che si celebra dopodomani, 10 febbraio, Trieste si è svegliata triste e arrabbiata. Quest’anno cade il ventennale dalla istituzione della Giornata del Ricordo, un giorno per ricordare le vittime delle Foibe e l’ esodo degli istriani, dalmati e fiumani nel dopoguerra. A vent’anni c’è ancora chi decide di oltraggiare un capitolo della nostra storia. Un capitolo da ricordare e raccontare esattamente come quello del Genocidio di sei milioni di Ebrei, ad opera delle autorità della Germania nazista, che non può essere dimenticato. Mai.