Quante volte da adolescenti abbiamo pensato che San Valentino non avesse preso bene la mira? Quante volte abbiamo creduto che la traiettoria di una freccia fosse dettata dalla bravura di quel famoso bambino paffuto con le ali e l’arco e le frecce che abbiamo chiamato per anni Cupido associandolo a San Valentino?
In realtà, prima di essere ribattezzato Cupido, era conosciuto dagli antichi greci come Eros, il dio dell’amore. Eros, figlio della dea greca Afrodite, usava due serie di frecce, una per l’amore e una per l’odio, per giocare con le emozioni dei suoi bersagli. Solo quando i romani raccontarono quanto fosse birbantello, il Dio assunse l’aspetto infantile che conosciamo oggi. E la traiettoria delle frecce un mistero grande quanto l’amore.
Di San Valentino, invece, ci racconta la Chiesa: la celebrazione prenderebbe il nome da San Valentino, vescovo di Terni, figura storica che avrebbe pagato con la vita una scelta di amore e benevolenza.
Si racconta, infatti, di un giovane di nome Valentino consacrato Vescovo di Terni a solo 21 anni, che avesse celebrato un matrimonio tra Serapia, una giovane cristiana gravemente malata e il legionario romano Sabino, che invece era pagano. Si legge che la cerimonia avvenne in fretta, a causa della salute precaria della sposa, tanto che sempre secondo la leggenda i due sposi morirono, insieme, proprio mentre Valentino li benediceva.
La storia si conclude con la successiva cattura e martirio di colui il quale divenne Santo e Protettore degli Innamorati per aver violato la legge romana che impediva matrimoni con i cristiani.