A Pompei, una cinquantina di lavoratori dei chioschi si è radunata davanti al Palazzo De Fusco, sede del Comune, per chiedere risposte concrete riguardo al loro futuro lavorativo. La protesta nasce dalla difficoltà di decine di famiglie che, dal 7 ottobre scorso, sono rimaste senza stipendio a causa del sequestro di 46 chioschi da parte della Procura. Questo sequestro è stato accompagnato da 65 notifiche nei confronti di chi gestiva i chioschi e i gazebo nelle vicinanze degli Scavi archeologici e del Santuario.

Le Origini del Problema
L’operazione che ha portato al sequestro dei chioschi è il culmine di un’indagine durata anni, volta a chiarire le irregolarità legate alla concessione delle licenze per attività commerciali. Gli investigatori hanno esaminato documenti risalenti a 40 anni fa, scoprendo presunti errori e violazioni nelle autorizzazioni che hanno portato alla gestione di queste strutture. Tuttavia, da quattro mesi i lavoratori aspettano risposte senza alcuna soluzione concreta in vista.

La Situazione dei Lavoratori
Durante la protesta, Raffaele Scisciola, uno dei lavoratori coinvolti, ha dichiarato: «Noi chiediamo solo di tornare a lavorare. Non abbiamo avuto ancora risposte certe dall’amministrazione comunale. Siamo pronti a scendere in piazza», esprimendo il malcontento di tanti che vedono il loro futuro incerto. I lavoratori temono che le loro postazioni, una volta vitali per la loro economia, rischiano di diventare “terra di nessuno” senza una soluzione immediata e definitiva.

Richieste di Soluzioni Concerte
La protesta si concentra sulla necessità di risposte rapide e su una soluzione che permetta ai lavoratori di tornare alla loro occupazione, la quale ha un impatto diretto sulle loro famiglie. La mancanza di chiarezza da parte dell’amministrazione comunale ha alimentato la frustrazione dei lavoratori, che chiedono non solo un risarcimento per il periodo senza stipendio, ma anche una garanzia di stabilità per il futuro delle loro attività.