“Spazio”, inteso come luogo da vivere fisicamente, da curare, da rinnovare; ma anche “spazio” come luogo figurato per aprire le menti ed abitare un sogno, un progetto, una idea. “Acrobazie” come quelle fatte dall’anima di un detenuto, l’umore come le montagne russe dovute all’isolamento forzato, i moti del cuore per chi si divide tra gli errori commessi, che giustamente sta pagando in carcere, e gli affetti lasciati fuori, pieni di dolori.

Si chiama così, Spazio Acrobazie, il progetto biennale curato dagli esperti Elisa Fulco e Antonio Leone con l’ausilio dell’artista Flavio Favelli. Un progetto che permette ai detenuti del carcere di Palermo di allestire un vero e proprio container parcheggiato in un’area antecedente la casa circondariale palermitana, dove poter dipingere, realizzare quadri, sculture, avere un obiettivo e raggiungerlo.

Quando al mattino i detenuti dell’Ucciardone aprono il container e si mettono a lavoro riscoprono anche la bellezza dello stare insieme e di fare squadra, un momento decisamente più leggero della famosa “ora d’aria”. In quel container i detenuti scelti per il progetto possono anche ricevere le visite di parenti ed amici, alla presenza delle forze dell’ordine. Chi segue i detenuti non ha come obiettivo solo la salute mentale di chi deve ancora scontare lunghe pene ma è già al lavoro per il loro futuro: appassionarsi all’arte, imparare a lavorare, può facilitare, una volta in libertà, il reinserimento in società e magari nel mondo del lavoro.

L’ Ucciardone è conosciuto in tutto il mondo per la sua Aula bunker, nella quale si è tenuto il famoso Maxiprocesso ad opera dei giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, simbolo della lotta alla mafia. Oggi, a pochi passi da quell’aula, dal container della associazione Spazio Acrobazie partono messaggi sociali che non possono essere inascoltati.