Una lite nata per un futile motivo, un colpo di pistola e la vita di un ragazzo di 18 anni spezzata per sempre. La Corte d’Assise di Napoli ha condannato all’ergastolo Francesco Pio Valda, 21enne a capo di un gruppo criminale legato al clan Aprea, per l’omicidio di Francesco Pio Maimone, giovane pizzaiolo estraneo a qualsiasi dinamica criminale.

Il delitto sul lungomare di Napoli: un colpo di pistola per una scarpa calpestata
Il tragico episodio è avvenuto nella notte tra il 19 e il 20 marzo 2023, nella zona degli chalet di Mergellina, frequentata da ragazzi di tutta la città. Maimone, originario del quartiere Pianura, si trovava lì con alcuni amici quando, poco distante, è esplosa una lite tra due gruppi di giovani. Il motivo? Una scarpa griffata calpestata per sbaglio.

Nel caos della discussione, qualcuno ha estratto una pistola e ha sparato. Il proiettile ha colpito mortalmente Francesco Pio Maimone, che non aveva nulla a che fare con il diverbio. È morto sul colpo.

Le indagini della Squadra Mobile di Napoli, coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia (DDA), hanno permesso di ricostruire rapidamente l’accaduto e identificare Valda come autore materiale dell’omicidio.

Il processo e la sentenza: ergastolo per Valda
La lettura della sentenza è stata accolta con urla di gioia nell’aula del tribunale dai familiari della vittima, che da quel giorno si battono con campagne antiviolenza e appelli al disarmo tra i giovani.

Per Valda si tratta della seconda condanna nel giro di pochi giorni: il 21 gennaio scorso è stato condannato a 15 anni e 4 mesi per il suo ruolo di capo del gruppo criminale legato agli Aprea.

Le indagini hanno anche rivelato una rete di favoreggiatori che ha cercato di coprire la sua fuga e nascondere l’arma del delitto. Tra questi, alcuni parenti di Valda, come la nonna e la cugina, accusati di averlo aiutato a sottrarsi alla giustizia.

La reazione della comunità: il dolore della famiglia e l’impegno per il futuro
Don Tonino Palmese, presidente della Fondazione Polis della Regione Campania, ha sottolineato l’importanza della sentenza:

“Il giudizio e la pena non restituiranno Francesco Pio ai suoi cari, ma sono fondamentali per riconoscere il male che si è abbattuto sull’intera comunità. Oggi siamo ancora più vicini alla sua famiglia, nel comune impegno di memoria affinché nessuno debba più soffrire un dolore simile.”

I genitori e i fratelli di Maimone continuano a lottare per un futuro senza armi e senza violenza, affinché il sacrificio del giovane pizzaiolo non sia stato vano.