Con un’ordinanza emessa il 9 gennaio 2025, il Tribunale Ordinario di Chieti, Sezione Lavoro, ha dichiarato illegittima la revoca dell’Assegno di Inclusione a una madre divorziata con figli disabili e priva di occupazione. L’Inca Cgil di Chieti ha reso nota la decisione, che segna un importante precedente in materia di sostegno economico per le famiglie in difficoltà.
Il caso: revoca senza spiegazioni
La vicenda riguarda una donna che aveva regolarmente percepito l’Assegno di Inclusione da gennaio a ottobre 2024, ma che si era vista revocare il beneficio da parte dell’INPS senza alcuna comunicazione formale o motivazione. La donna, assistita dall’avvocato Enrico Raimondi dell’Inca Cgil, ha avviato una procedura d’urgenza ex art. 700 c.p.c., sottolineando come la decisione dell’INPS fosse priva di fondamento e non rispettasse i criteri di trasparenza e diritto alla difesa.
La decisione del giudice
Il giudice del lavoro, dott.ssa Ilaria Prozzo, ha accolto le ragioni della ricorrente, evidenziando due aspetti fondamentali:
Mancanza di comunicazione da parte dell’INPS: La revoca è stata effettuata senza fornire alcuna spiegazione o possibilità di replica alla beneficiaria, un elemento che viola i principi di trasparenza amministrativa.
Requisiti regolarmente rispettati: La madre aveva dimostrato di essere in possesso di tutti i requisiti previsti dalla normativa per continuare a percepire il sostegno economico.
L’ordinanza ha quindi confermato l’illegittimità della revoca e ripristinato il diritto della donna a ricevere l’Assegno di Inclusione.
Il ruolo dell’INPS
Nonostante l’INPS fosse stato regolarmente notificato del ricorso il 4 dicembre 2024, l’ente non si è costituito in giudizio. Questo atteggiamento, secondo l’avvocato Raimondi, ha ulteriormente aggravato la posizione dell’Istituto, dimostrando una mancanza di attenzione nei confronti di un caso che coinvolge diritti fondamentali.
Un precedente significativo
La decisione del Tribunale di Chieti rappresenta un importante precedente giuridico per le famiglie che si trovano in condizioni di difficoltà economica. La vicenda sottolinea l’importanza di garantire trasparenza e correttezza amministrativa, soprattutto quando si tratta di provvedimenti che incidono direttamente sulla qualità della vita dei soggetti più vulnerabili.