La prima sentenza nel processo che vede coinvolti quattro imputati per tortura, sequestro di persona e rapina è arrivata ieri, con una condanna a otto anni, dieci mesi e venti giorni per Ludovico Lepore, 53 anni. Il processo, che si è svolto davanti al Gup Pietro Vinetti, ha visto anche una provvisionale di 10.000 euro per le parti civili. La condanna è arrivata dopo che Lepore ha scelto il rito abbreviato, riducendo la pena rispetto alla richiesta del pubblico ministero Flavia Felaco, che aveva chiesto una condanna a dieci anni.

Gli altri tre imputati, Antonio Barone (48 anni), Vincenzo Cinque (25 anni) ed Emanuele Ucci (23 anni), sono ancora in attesa di giudizio, con il processo che proseguirà davanti al collegio penale presieduto da Simonetta Rotili, con l’udienza fissata per il prossimo 12 novembre. I difensori degli imputati sono Antonio Leone e Luca Russo.

Le violenze al Rione Libertà
Il caso riguarda un episodio di violenza che ha avuto luogo il 18 dicembre dello scorso anno nel rione Libertà di Benevento. I fatti sono venuti alla luce grazie all’intervento dei carabinieri della stazione di San Leucio del Sannio, che fermarono una Fiat Idea con a bordo Ucci e Lepore. Sul sedile posteriore c’era un giovane ventenne con evidenti ferite sul volto. Inizialmente, i due uomini cercarono di giustificare le lesioni dicendo che erano il risultato di una lite a Ceppaloni, ma questa versione non convinse i carabinieri, che approfondirono subito le indagini.

La dinamica dell’incidente
Secondo la testimonianza del ventenne, l’aggressione sarebbe iniziata quando un suo conoscente lo aveva convinto a recarsi presso l’abitazione di Antonio Barone per portargli un orologio e un cestino con dei salumi. Barone, infatti, riteneva che il giovane fosse responsabile del furto di un orologio di suo figlio. Non appena il ventenne arrivò a casa di Barone, si trovò coinvolto in un brutale pestaggio, iniziato da Barone e proseguito con l’arrivo di altre tre persone, tra cui Lepore e Ucci. Le violenze furono particolarmente gravi, con l’uso di manganello e percosse.

Oltre al pestaggio, gli aggressori cercarono di estorcere denaro alla vittima. Dopo vari tentativi falliti nei bancomat, il ventenne fu costretto a prelevare 250 euro presso uno sportello bancario di San Leucio del Sannio. Inoltre, gli aggressori si impossessarono anche di uno smartphone del valore di circa 1.000 euro.

Dopo il prelievo, mentre il ventenne rientrava con i suoi aguzzini, una pattuglia dei carabinieri fermò il gruppo e scoprì la vittima con le evidenti ferite, dando il via alle indagini che hanno portato all’arresto e alla condanna di uno degli aggressori.

Il futuro del processo
L’episodio ha scosso profondamente la comunità locale e sollevato preoccupazioni riguardo alla sicurezza nel rione Libertà. Il processo proseguirà con gli altri tre imputati, che dovranno rispondere delle accuse di tortura, sequestro di persona e rapina. Intanto, la condanna di Ludovico Lepore è un primo passo verso la giustizia per la vittima e per la comunità, ma rimangono ancora aperte molte domande sulla dinamica completa dell’aggressione e sulle responsabilità degli altri coinvolti.