Emergono ulteriori dettagli dall’inchiesta sull’omicidio di Angelo Vassallo, il sindaco di Pollica ucciso il 5 settembre 2010. Gli atti dell’indagine, che ha portato all’arresto di quattro persone, mettono in luce nuovi elementi, in particolare riguardo al ruolo del colonnello dei carabinieri Fabio Cagnazzo, accusato di aver interferito impropriamente nelle indagini.

Il ruolo di Fabio Cagnazzo e le discrepanze nelle dichiarazioni
Durante un interrogatorio dello scorso gennaio, durato 11 ore, Cagnazzo, all’epoca dei fatti indagato, avrebbe fornito risposte evasive in molte circostanze, dichiarando per oltre 30 volte di «non sapere» o «non ricordare». Tuttavia, su un punto fu esplicito: affermò di aver acquisito le immagini di un sistema di videosorveglianza del porto di Pollica, sostenendo di averlo fatto con l’autorizzazione della Procura di Salerno.

Questa versione è stata però smentita dal pubblico ministero Rosa Volpe, che all’epoca era titolare delle indagini. Durante una deposizione a marzo, Volpe ha dichiarato che Cagnazzo non informò gli inquirenti della sua intenzione di prelevare i video, confermando che non esisteva alcuna autorizzazione formale da parte della Procura. Anche l’ex procuratore capo Franco Roberti ha confermato tale versione, definendo l’azione del colonnello un’“impropria intromissione”.

Le accuse di depistaggio
La presunta acquisizione non autorizzata delle immagini di videosorveglianza rappresenta, secondo gli inquirenti, un possibile tentativo di depistare le indagini. Questo episodio si aggiunge a una serie di presunti comportamenti irregolari contestati a Cagnazzo, che dovrà rispondere delle accuse dinanzi al Tribunale del Riesame a fine mese.

La posizione degli altri arrestati
Lazzaro Cioffi, ex brigadiere dei carabinieri, e l’imprenditore Giuseppe Cipriano compariranno insieme a Cagnazzo davanti al Riesame.
Romolo Ridosso, ex collaboratore di giustizia, ha invece scelto di rinunciare all’udienza dopo un lungo interrogatorio di garanzia.
Il contesto dell’indagine
L’omicidio di Angelo Vassallo, conosciuto come il “sindaco pescatore”, rappresenta uno dei casi più complessi della recente cronaca italiana. Il suo impegno per la legalità e la protezione dell’ambiente lo aveva portato a scontrarsi con interessi criminali nella zona del Cilento, dove la camorra e altre organizzazioni malavitose avevano radicato i loro affari.

Le recenti rivelazioni sull’indagine, inclusa l’accusa di depistaggio, sollevano interrogativi sulle dinamiche investigative e su possibili coperture o interferenze che avrebbero ostacolato la ricerca della verità.

Prossimi sviluppi
L’udienza davanti al Tribunale del Riesame rappresenta un passaggio cruciale per fare chiarezza sulle responsabilità dei quattro arrestati. La Procura continua a lavorare per delineare un quadro completo, con l’obiettivo di far luce su uno dei casi più oscuri della recente storia giudiziaria italiana.