La Legge di Bilancio 2024 ha introdotto significative novità nel sistema pensionistico italiano, con un focus particolare su meccanismi di flessibilità per il rinvio del pensionamento, la proroga di alcune opzioni di prepensionamento e l’aumento delle pensioni minime. Di seguito, analizziamo le principali misure adottate dall’esecutivo Meloni e cosa comportano per i lavoratori, i pensionandi e i pensionati attuali.
1. Rinvio del Riposo per i Lavoratori
Con questa Legge di Bilancio, l’esecutivo ha previsto incentivi per rinviare l’età del pensionamento. In pratica, le nuove normative spingono i lavoratori a prolungare l’attività lavorativa oltre i termini minimi previsti dalla legge. Questa strategia mira a migliorare la sostenibilità del sistema pensionistico, evitando uscite anticipate che potrebbero ridurre ulteriormente la capacità di finanziamento pubblico.
2. Proroghe per i Prepensionamenti: Quota 103, Ape Sociale e Opzione Donna
Quota 103: Questa opzione, che permette di andare in pensione con almeno 62 anni di età e 41 anni di contributi, è stata confermata per il 2024, ma sarà ricalcolata interamente col sistema contributivo. Ciò significa che la pensione finale potrebbe risultare inferiore rispetto al metodo retributivo.
Ape Sociale: Anche l’Ape Sociale, uno strumento di prepensionamento per lavoratori che svolgono mansioni gravose o che si trovano in situazioni di disagio, è stata prorogata. L’Ape Sociale rappresenta un’opzione di flessibilità preziosa, ma non sempre accessibile a tutti i lavoratori.
Opzione Donna Ristretta: Resta valida l’Opzione Donna, ma con requisiti più stringenti: l’accesso è ora riservato a un numero limitato di categorie, come caregiver e lavoratrici con una disabilità almeno al 74%.
3. Aumento delle Pensioni Minime
L’aumento delle pensioni minime rappresenta uno dei punti più dibattuti di questa manovra. Dal 2025, l’importo salirà del 2,2%, portando l’assegno minimo a 617,9 euro mensili, rispetto ai 614,77 euro attuali. Tuttavia, questo incremento di soli tre euro ha suscitato molte critiche. Forza Italia, in particolare, preme per un ulteriore ritocco fino a 620 euro, evidenziando la necessità di supportare maggiormente le fasce pensionistiche più basse in un contesto di inflazione crescente.
4. Sostegno alla Previdenza Complementare
Uno dei temi centrali della riforma è il rafforzamento della previdenza complementare, con particolare attenzione ai lavoratori più giovani. I lavoratori nati dopo il 1° gennaio 1996, che sono interamente nel regime contributivo, si troveranno infatti ad affrontare trattamenti pensionistici futuri probabilmente modesti, a causa di carriere spesso discontinue e stipendi mediamente più bassi rispetto alle generazioni precedenti.
Il governo sta valutando misure per incentivare il ricorso alla previdenza complementare (detta anche “secondo pilastro”) attraverso meccanismi di adesione automatica (silenzio-assenso) e agevolazioni sul Trattamento di Fine Rapporto (TFR). L’obiettivo è permettere ai giovani di integrare la pensione pubblica con una rendita privata, migliorando così la loro copertura pensionistica.
5. Raccordo tra Previdenza Integrativa e Pensionamento Anticipato
Per rendere più accessibile il pensionamento anticipato ai lavoratori contributivi con almeno 64 anni e 20 anni di contributi, si è pensato di considerare anche la rendita della previdenza integrativa nel calcolo dell’assegno. Attualmente, per poter accedere al pensionamento anticipato, è necessario raggiungere una soglia minima pari a 3 volte la pensione minima. Questa soglia scende a 2,8 volte per le donne con un figlio e a 2,6 volte per le madri con due o più figli. Con il nuovo sistema, includere la rendita della pensione integrativa potrebbe aiutare più lavoratori a soddisfare i requisiti per il prepensionamento.