La pensione futura sembra allontanarsi sempre di più, con un potenziale aumento dell’età pensionabile che preoccupa i lavoratori italiani. Al centro della questione vi è il meccanismo di adeguamento alla speranza di vita, introdotto dalla Riforma Fornero nel 2012, che prevede l’innalzamento progressivo dei requisiti per andare in pensione.

L’adeguamento all’aspettativa di vita
Secondo la normativa Fornero, l’età pensionabile viene aggiustata ogni due anni in base all’aumento dell’aspettativa di vita. In altre parole, man mano che la popolazione vive più a lungo, si prolunga anche il periodo di lavoro prima di poter accedere alla pensione. Il Covid-19 ha temporaneamente bloccato questo adeguamento, ma il meccanismo riprenderà dal 2027, con un incremento stimato di circa due mesi per ogni ciclo biennale.

Impatto sui lavoratori
Attualmente, per andare in pensione di vecchiaia, sono necessari 67 anni di età e almeno 20 anni di contributi. Tuttavia, con il progressivo innalzamento dell’età pensionabile, entro il 2055-2060 si potrebbe raggiungere la soglia dei 70 anni. Ciò significa che molti lavoratori si troveranno a dover lavorare più a lungo rispetto alle generazioni precedenti, con un impatto significativo sulla qualità della vita post-lavorativa.

Ipotesi di riforma nel 2025
Il Governo sta lavorando a una nuova riforma delle pensioni prevista per il 2025, ma non sembra ci saranno cambiamenti al meccanismo dell’adeguamento all’aspettativa di vita. Tra le proposte in discussione vi è l’innalzamento del requisito contributivo da 20 a 25 anni per la pensione di vecchiaia, e una possibile uscita flessibile a partire dai 64 anni, con condizioni più rigide per chi sceglie di ritirarsi prima.