Il dibattito sul prezzo dei carburanti in Italia sta diventando sempre più centrale, con il governo che sta valutando una serie di misure per far fronte alle esigenze di bilancio e alle richieste europee in tema di transizione energetica. In particolare, si prospetta un possibile aumento delle accise sul diesel fino a sei centesimi, mentre per la benzina potrebbe esserci una diminuzione equivalente. Questa mossa avrebbe l’obiettivo di recuperare fondi per la prossima manovra economica, che attualmente presenta un buco di 10-12 miliardi di euro.
Secondo l’Unem (l’associazione che rappresenta i petrolieri italiani), un aumento delle accise sul diesel costerebbe fino a 70 euro all’anno per 26 milioni di famiglie. La proposta è legata alla volontà del governo di avvicinare le accise del diesel a quelle della benzina, che attualmente differiscono di circa 13 centesimi. Tuttavia, piuttosto che un allineamento delle accise verso l’alto, l’esecutivo sembra voler adottare un’altra strategia: aumentare quella del diesel e ridurre quella della benzina, cercando di evitare di essere accusato di aumentare la pressione fiscale in modo generalizzato.
Questa proposta è anche in linea con le indicazioni europee, che richiedono agli Stati membri di ridurre le agevolazioni fiscali per i carburanti inquinanti, come il diesel. Entro il 2025, l’Italia dovrà ridurre tali agevolazioni di 2 miliardi, con un ulteriore taglio di 3,5 miliardi previsto entro il 2030. Questo fa parte della strategia di transizione energetica e ambientale promossa a livello europeo e nazionale, con l’obiettivo di diminuire l’uso dei Sussidi Ambientali Dannosi (Sad), che in Italia ammontano a circa 16 miliardi di euro.
L’eventuale aumento delle accise sul diesel, però, presenta dei rischi. Oltre a essere una misura impopolare, potrebbe avere effetti inflattivi, aumentando i costi della logistica e del trasporto merci, che inevitabilmente si rifletterebbero sui prezzi per i consumatori. La Cna Fita, l’associazione degli autotrasportatori, ha già lanciato l’allarme, sottolineando che i costi operativi di un veicolo pesante sono aumentati tra i 2.000 e i 4.000 euro all’anno negli ultimi sei mesi. L’associazione ha chiesto l’introduzione di misure che permettano alle imprese di recuperare questi costi direttamente in fattura, cercando così di evitare che tali rincari ricadano interamente sulle aziende e, di conseguenza, sui consumatori.