Un giovane napoletano di 21 anni, già noto alle forze dell’ordine, è stato nuovamente arrestato con l’accusa di utilizzo illecito di un telefonino durante la detenzione, aggravato dall’applicazione del metodo mafioso. Gli agenti della Polizia di Stato hanno notificato una nuova ordinanza di custodia cautelare in carcere al giovane, che si trovava già detenuto per reati precedenti.

Antefatti: aggressione e fuga
Il 21enne era arrestato in seguito all’aggressione avvenuta nel maggio del 2022 ai danni del ristorante “Cala la pasta”, situato nel centro storico di Napoli. L’incidente aveva avuto inizio quando una moto, correndo ad alta velocità lungo via Tribunale, aveva investito la moglie del proprietario del ristorante, che lavorava all’esterno del locale. Poco dopo, un gruppo numeroso di persone aveva aggredito e minacciato il titolare e lo chef del ristorante, nel tentativo di convincerli a non sporgere denuncia contro il motociclista coinvolto nell’incidente.

Il giovane, ritenuto uno dei responsabili dell’aggressione, era posto agli arresti domiciliari. Tuttavia, approfittando della misura cautelare meno restrittiva, si era reso irreperibile, fuggendo e sfuggendo temporaneamente al controllo delle autorità. Solo ad agosto 2023, la Squadra Mobile di Napoli era riuscita a rintracciarlo e arrestarlo nuovamente.

I video incriminanti su TikTok
Nel corso delle indagini successive, la Squadra Mobile ha scoperto che il 21enne, durante la detenzione presso il carcere di Poggioreale, aveva pubblicato video su TikTok a marzo e novembre 2023. Nei video, il giovane esibiva la propria appartenenza al clan camorristico Contini, dimostrando sfacciatamente la propria forza criminale e il potere del clan. I legami di parentela con esponenti di rilievo del clan camorristico confermano la sua vicinanza al mondo della criminalità organizzata.

Questi video, in cui il giovane mostrava di non temere le conseguenze della diffusione delle immagini, hanno sollevato l’attenzione degli inquirenti, facendo emergere l’utilizzo illecito di un cellulare all’interno della struttura penitenziaria. Tale comportamento, già di per sé grave, è aggravato dall’uso del metodo mafioso, confermando la sua appartenenza e fedeltà al clan durante la detenzione.

L’accusa e le indagini in corso
La nuova ordinanza di custodia cautelare in carcere, notificata al 21enne, evidenzia la gravità del suo comportamento. Le autorità stanno continuando a indagare per comprendere come il giovane abbia avuto accesso a un dispositivo mobile all’interno del carcere e per verificare eventuali complicità. Questo episodio sottolinea le difficoltà delle istituzioni nel prevenire l’uso illegale di telefoni cellulari nelle strutture penitenziarie, un fenomeno che consente ai detenuti di mantenere contatti con il mondo esterno e, in alcuni casi, di continuare a gestire attività criminali.